Incomincia il percorso di riduzione del numero delle parrocchie modenesi, molte delle quali verranno accorpate ad altre: la prima fase riguarderà 30 parrocchie, ma il progetto è molto più ampio

Il fine del progetto di fusione delle parrocchie modenesi è di semplificare e snellire la struttura della Chiesa: in un’epoca storica dove i praticanti diminuiscono di numero, così come i preti, non è razionale tenere attive troppe realtà parrocchiali. La comunità dei fedeli rischia di disperdersi e lo stesso servizio pastorale può risultare meno efficace. È oramai un luogo comune quello delle troppe parrocchie per pochi preti, i quali rischiano di non poterne curare nessuna adeguatamente. Si tratta dunque di una rivoluzione non inaspettata quella di cui si fa annuncio Don Erio Castellucci. Rimane però che la Chiesa non è fatta solo tensioni spirituali, ma anche di punti di riferimento molto concreti, come appunto la parrocchia che si è frequentata per tutta una vita, e che ora rischia di non esistere più, o meglio non nella forma e con l’autonomia a cui si era abituati. Per ora l’accorpamento riguarderà 30 realtà parrocchiali, ma l’ambizione è quella di dimezzare il numero delle circoscrizioni, che da 241 passerebbero a poco più di 100. Un cambiamento significativo, che modificherà il volto della Diocesi modenese, la quale sarà interessata parallelamente anche dall’avvio di un censimento dei beni ecclesiastici, al fine di programmarne una razionalizzazione.