Il clima di sfiducia verso la politica è indicato come ragione del rallentamento dell’economia emiliano-romagnola nei primi tre mesi dell’anno
I primi tre mesi del 2019 risentono fortemente del clima di sfiducia che investe la nazione: calo della produzione, del fatturato e degli ordini, questo il quadro dei primi tre mesi in Emilia-Romagna. In un periodo in cui sono all’ordine del giorno le tensioni interne al Governo, la prima a farne le spese pare essere l’economia reale, che risente anche una contrazione del credito alle imprese come fa notare Intesa San Paolo. La fotografia dell’economia regionale che risulta dallo scandaglio di Confindustria e Unioncamere ha tinte piuttosto fosche, alle quali si spera di rimediare nella seconda parte dell’anno. Nonostante anche gli equilibri internazionali paghino pegno all’incertezza, rimane in crescita l’export dei prodotti emiliano-romagnoli. Il problema parrebbe quindi tutto interno alla nazione e non a caso il mondo dell’impresa richiama la politica italiana ai suoi compiti: abbandonare la campagna elettorale e impegnarsi per dare certezze all’economia. Ogni investimento altro non che un atto di fiducia che deve potersi fondare su elementi ne costituiscano la giustificazione razionale. Se la mancanza di sicurezze e affidabilità dovesse permanere, l’economia regionale subirà danni ingenti, è l’allarme lanciato dalle organizzazioni datoriali.