A pochi giorni dal ritorno in Italia di Amanda Knox, la Corte di Strasburgo ha rigettato la richiesta del governo italiano di pronunciarsi di nuovo sul caso della statunitense, rendendo definitiva la sentenza che vede il nostro Paese colpevole della violazione del diritto alla difesa
Appena due settimane fa, Amanda Knox, per la prima volta in Italia otto anni dopo la sua assoluzione, raccontava la sua verità e difendeva se stessa sul palco del Festival della Giustizia Penale di Modena. Una vicenda giudiziaria su cui la Corte di Strasburgo ha messo un altro punto fermo, ritenendo colpevole il nostro stesso Paese. La Corte ha infatti rigettato la richiesta del governo italiano di pronunciarsi di nuovo sul caso di Amanda Knox, dopo che l’Italia era stata condannata lo scorso gennaio per aver violato il diritto alla difesa dell’imputata, definitivamente assolta per il delitto di Meredith Kercher. Il panel che ha valutato la richiesta ha rifiutato di inviare il caso in Grande Camera, rendendo la sentenza emessa contro l’Italia definitiva. Una sentenza, emessa il 24 gennaio scorso, in cui la Corte di Strasburgo aveva riconosciuto l’Italia colpevole della violazione del diritto alla difesa di Amanda Knox, e aveva chiesto allo Stato un risarcimento per i danni morali subiti dall’ex imputata pari a 10 mila e 400 euro (a fronte dei 500 mila richiesti dalla parte in causa), oltre a circa 8 mila euro di spese legali. La Corte non aveva invece ritenuto che ci fossero prove dei maltrattamenti, alcuni «scappellotti», che la statunitense aveva denunciato di avere subito durante l’interrogatorio in questura la notte del 6 novembre; interrogatorio che finì con il suo fermo insieme a quello di Raffaele Sollecito, poi assolto, e di Patrick Lumumba, prosciolto già nelle prime fasi dell’inchiesta che ha visto invece la condanna a 16 anni di reclusione per Rudy Guede.