Condanne definitive per i quattro imputati accusati del tentato omicidio dell’anziano Luciano Pancaldi avvenuto a Vignola nel 2015. La cassazione ha respinto per inammissibilità i ricorsi escludendoli dal terzo grado di giudizio
Nove anni di carcere per Cristina Pancaldi, otto per il marito di lei Fabio Raponi e per Rosario Sambasile ritenuto l’intermediario e 7 anni e mezzo per Salvatore Vascoli, arruolato dai coniugi come sicario. Queste le condanne definitive da scontare per tutti gli indagati nel processo per il tentato omicidio di Luciano Pancaldi, avvenuto per volere della figlia con lo scopo di appropriarsi della sua eredità. La cassazione ha respinto per inammissibilità i ricorsi degli imputati Sambasile e Pancaldi, escludendoli dal terzo grado di giudizio. Il primo è stato respinto perché l’imputato lo avrebbe firmato senza ricorrere a un avvocato iscritto all’albo dei patrocinatori in Cassazione, mentre quello di lei perché è stato presentato con sei giorni di ritardo rispetto alla scadenza consentita per legge. La vicenda risale ad un pomeriggio di novembre del 2015 quando l’uomo, ora 76enne, venne assalito da uno sconosciuto in via Cappuccini, mentre passeggiava verso casa; fu colpito con numerose pugnalate, ma nonostante le ferite riuscì a cavarsela. Da lì partirono le indagini dei Carabinieri, che anche grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali riuscirono a ricostruire la vicenda arrestando quattro persone, tra cui la figlia accusata di aver assoldato un sicario per uccidere e successivamente appropriarsi dell’eredità del padre