È nei guai l’imprenditore Sante Levoni, fondatore del famoso salumificio di Castelnuovo: su di lui pendono le accuse di corruzioni ai danni di un giudice tributario bolognese a cui avrebbe offerto soldi e salumi in cambio di consulenze favorevoli

Sono salite da cinque a tredici le persone coinvolte nell’inchiesta sulla presunta corruzione del giudice tributario Carlo Alberto Menegatti, e tra queste c’è Sante Levoni, patron del noto salumificio di Castelnuovo Rangone. L’imprenditore 76enne è accusato di avere corrotto Menegatti tra l’aprile e il luglio del 2016, promettendogli soldi e regalandogli salumi in cambio di consulenze favorevoli in merito al ricorso pendente davanti alla Commissione tributaria regionale contro la società Globalcarni Spa, oltre che sulla decisione di Levoni di trasferire la residenza a Montecarlo. Accuse che l’imprenditore smentisce tramite il suo avvocato, Cosimo Zaccaria, dicendo che si tratta un fraintendimento legato ad una vicenda passata completamente svincolata dall’azienda. Un fraintendimento che aspetta comunque di essere chiarito dall’autorità giudiziaria. Intanto il pm bolognese Morena Plazzi ha chiuso le indagini e sta per formalizzare le richieste di rinvio a giudizio. Tra gli indagati c’è anche un commercialista bolognese, accusato anche lui di aver corrotto il giudice con denaro tramite un ex dipendente dell’Agenzia delle entrate, per favorire il ricorso di un cliente.