I biosacchetti dal primo gennaio di uso obbligatorio per l’imballaggio di frutta e verdura creano opinioni contrastanti. La questione si lega al rispetto dell’ambiente, ma anche al costo obbligatorio dei nuovi imballaggi a carico dei consumatori
Infuria la polemica sui sacchetti biodegradabili a pagamento per gli imballaggi alimentari. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, i sacchetti per frutta, verdura ed altri alimenti, devono essere per legge biodegradabili, monouso e a pagamento. Se da una parte c’è l’importanza del rispetto per l’ambiente, dall’altra la polemica si rivolge all’obbligo del pagamento, che può andare da 1 a 3 centesimi. Secondo alcuni, un’ulteriore tassa che pesa sui consumatori in aggiunta ai possibili rincari dei prodotti alimentari confezionati, senza considerare che la normativa europea lascia ai singoli Stati la libertà di far pagare o meno i sacchetti ultraleggeri. Come contemperare quindi il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini con il costo del sacchetto? Chi si deve far carico delle spese? Sul tema si è espressa Cinzia Ligabue, presidente Licom, di Lapam Modena e Reggio Emilia, che sostiene l’importanza del biodegradabile, ma muove critiche al provvedimento.
Un’apertura sulla vicenda è stata fatta dal Ministro Galletti, che conferma comunque il suo appoggio al provvedimento, definendolo un atto di civiltà che cerca di equiparare il nostro Paese agli altri Stati europei al rispetto all’ambiente. Secondo il Ministro si possono infatti usare sacchetti biodegradabili portati da casa purché monouso.
Nel video l’inetrvista a Cinzia Ligabue, Presidente Licom