L’Emilia romagna è terza in Italia per il terreno cementificato. In un anno la nostra regione ha raggiunto quota 219280 ettari. Secondo la Coldiretti l’aumento del consumo di suolo incide sull’assorbimento dell’acqua da parte dei terreni e sul rischio frane
Nel 2016 in Emilia Romagna è stato cementificato il 9.7% della sua superfice regionale, una percentuale superiore alla media nazionale che si attesta sul 7.6 % della superficie italiana. Oltre 219mila ettari di terreno sono stati sottratti all’agricoltura e al suolo naturale, collocando la nostra regione al terzo posto per il consumo di suolo assoluto dopo Lombardia e il Veneto. Di questi, 31272 sono imputabili alla provincia di Modena. Oggi ricorre la Giornata mondiale del suolo e in questa occasione l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha presentato il rapporto annuale dal quale emerge che da novembre 2015 a maggio 2016 l’Italia ha consumato 30 ettari di suolo al giorno, per un totale di 5 mila ettari di territorio. A lanciare l’allarme è la Coldiretti che sottolinea come nella nostra regione il consumo di suolo e la cementificazione riducono la capacità dell’assorbimento dell’acqua da parte dei terreni e di conseguenza aumentano il rischio di frane e alluvioni. Secondo le elaborazioni della Coldiretti sui dati del servizio Geologico regionale, in Emilia-Romagna ci sono più di 38.000 frane attive, per una superficie di quasi 70.000 ettari, e più di 32.000 frane inattive, che coprono 181.000 ettari. Ciò significa che l’11,3% del territorio regionale è soggetto a frane.