Manie di persecuzione, fissazioni, teorie complottiste. C’era tutto questo nella mente di Verona Popescu, la 50enne romena che ieri mattina ha ucciso a coltellate il compagno evirandolo
E’ un mondo fatto di manie di persecuzione, di fissazioni e teorie complottiste quello che ha raccontato agli inquirenti Verona Popescu, la 50enne romena che ieri all’alba in via Mar Adriatico, nel quartiere Crocetta di Modena, ha ucciso il compagno con coltellate e fendenti. Una ricostruzione definita fantasiosa dal procuratore capo Lucia Musti e dal pm Lucia De Santis, in cui la donna non ha mostrato segnali di lucidità, ma solo di grande confusione. Una condizione quella con cui conviveva che a suo dire le generava malessere fisico e che sempre stando al racconto fornito in sede d’interrogatorio veniva sminuito dal compagno, Claudio Palladino, che più volte aveva utilizzato la parola fisime che a lei non piaceva. La coppia conviveva comunque da quindici anni, in grande sintonia fino alla mattinata di ieri quando Verona ha svegliato Claudio rovesciando per motivi tuttora sconosciuti sul suo volto liquido, forse olio, caldo. Un gesto che ha scatenato prima un diverbio e poi la colluttazione, con la prima coltellata sferrata vicino al frigo, fra il salotto ed il piano cucina. Palladino ha provato a difendersi immobilizzando la compagna e causandole qualche piccolo taglio alle mani, poi la tragedia si è consumata definitivamente nel piccolo bagno, dove l’uomo è morto accasciandosi fra i sanitari e dove, probabilmente, è avvenuta anche l’evirazione, con i genitali poi riposti nel frigo all’interno di un sacchetto. Quando gli agenti sono intervenuti sul posto la donna era lì ad attenderli, con la tv accesa, lavata e cambiata e con l’arma del delitto appoggiata sul tagliere sul banco da cucina.