All’Ospedale di Pavullo nascono pochi bambini, per questo motivo potrebbe presto chiudere il punto nascita. Ma il presidente della Regione Bonaccini si difende: “Mi auguro che nessuno pensi che vogliamo risparmiare”

La Commissione regionale sul Percorso nascita non ha ancora deciso ma le dichiarazioni del presidente Bonaccini lasciano presagire che non ci sia più nulla da fare: il punto nascita di Pavullo (così come quelli di Borgo Val Taro e Castelnovo nè Monti) ha registrato nel 2016 un numero di parti inferiore rispetto ai 500 previsti dall’Accordo Stato-Regioni del 2010 ed evidenziato una percentuale di cesarei superiore rispetto all’indicazione del decreto ministeriale di riferimento. Risultato? Si va verso la chiusura.

“Mi auguro che nessuno pensi che vogliamo risparmiare, perché nessun ospedale chiuderà in questa regione – ha detto Bonaccini -. L’obiettivo che ci muove è la sicurezza. La Giunta chiederà al ministero della Salute la possibilità di derogare rispetto agli standard previsti, ma chiedo che non ci siano pregiudizi su quanto ci verrà risposto”. Come dire: quasi certamente all’ospedale di Pavullo non nasceranno più bambini. “Lavoriamo per garantire sicurezza – ha aggiunto infatti l’assessore Venturi -, noi non vogliamo che la nascita di un figlio si trasformi in tragedia, ma che rimanga una grande gioia. E ci dobbiamo porre delle domande su quei punti nascita dove, nell’arco di cinque anni, c’è stato un calo del 40-60% dei parti”. Sicurezza, certo, ma anche risparmi sulle strutture. Va detto che nel 2016 nel Punto nascita di Pavullo nel Frignano i parti sono stati 196, contro i 261 nell’anno precedente, mentre 13,7% la percentuale dei tagli cesarei.