Novità in arrivo con il nuovo decreto-migranti, approvato il 10 febbraio: nuovi centri di permanenza per il rimpatrio, pratiche di diritto all’asilo più veloci, espulsioni più rapide e sicure. A rischio l’accoglienza delle cooperative
Il nuovo decreto legge sui migranti rappresenta una considerevole accelerata da parte del governo-Gentiloni – e del ministro degli interni Minniti – nel tentativo di trovare una soluzione al problema dell’accoglienza. il nuovo decreto si pone come obiettivo quello di ridurre il tempo necessario al riconoscimento del diritto d’asilo e a facilitare «i meccanismi e i sistemi necessari per i rimpatri dei migranti che non hanno diritto all’asilo». Le decisioni sulle concessioni del diritto d’asilo dovrebbero diventare più veloci perché è stato abolito un grado di giudizio e perché sarà aperto un CIE (i vecchi centri di identificazione ed espulsione che cambieranno nome e diventeranno CPR, centri di permanenza per il rimpatrio) in ogni regione (forse a Modena, per l’Emilia Romagna), per aumentare la loro capacità di gestione.
I tempi più ridotti, almeno sulla carta, di soggiorno dei migranti nel nostro territorio potrebbe avere un effetto boomerang sui centri di accoglienza gestiti ormai in tutta Italia da numerose cooperative sociali, con impegno e risultati diversi (ci sono cooperative che fanno bene il loro lavoro e altre no) a seconda dei casi. A rimanere scottati da questo “cambio di passo” del governo potrebbe essere anche i tanti privati, per esempio albergatori, che hanno deciso di dare la loro disponibilità ad accogliere i profughi, più per l’odore del business che per il profumo della solidarietà. Ma i tempi di più rapidi di accoglienza (se fattibili) e di espulsione (se necessaria) sono una delle prime cose da dare “in pasto” ad un’opinione pubblica sempre più incalzante su questo tema.
L’accelerazione del governo sul caso migranti ora è atteso alla prova…Finale (inteso come Finale Emilia), dove il sindaco di centro-destra Sandro Palazzi ribadisce il suo NO all’accoglienza dei profughi. Il sindaco ricorda che Finale è nella zona del cratere del terremoto del 2012, area originariamente esclusa dai piani di accoglienza e non intende mollare, anche sull’onda di un certo consenso popolare. Per il governo – visto che è un’espressione assai in voga – si tratterà di una patata bollente.