Ora che la banca si è trasformata in Spa serve un rinnovamento anche nella gestione dell’istituto: il passo indietro del presidente ci si aspetta che il resto del management lo segua a ruota
La trasformazione della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna in società per azioni ha già prodotto il primo risultato: il presidente Ettore Caselli si è dimesso. Ora la logica vorrebbe che anche gli altri amministratori dell’istituto lo seguissero a ruota. “Quando cambia la forma giuridica deve cambiare anche la testa di chi gestisce”: è stato lo stesso amministratore delegato Alessandro Vandelli a dirlo, sabato scorso davanti all’assemblea straordinaria dei soci riunita a ModenaFiere. Tutti, insomma, sono d’accordo sul fatto che serva un salto di mentalità nel management della banca. Ma ci si chiede se l’attuale consiglio d’amministrazione sia in grado di sostenere il passaggio. Sotto questa gestione il titolo Bper in Borsa ha visto praticamente dimezzato il proprio valore negli ultimi due anni e sul bilancio della banca pesano oltre 6 miliardi di crediti deteriorati. La trasformazione delle popolari in Spa, non a caso, è stata voluta dal Governo proprio per scardinare i gruppi di potere locali che guidano questi istituti da anni e per rendere queste stesse banche più competitive a livello internazionale. Non a caso il presidente Caselli e il resto del management non hanno condiviso la svolta. Ma il tempo del cambiamento è arrivato. Dopo le dimissioni di Caselli, c’è da aspettarsi che altri amministratori della Popolare dell’Emilia-Romagna lascino. Altrimenti sarà il mercato a spazzare via questo cda e insieme a esso l’autonomia territoriale della banca.