I quattro vaccini per l’infanzia (morbillo, rosolia, parotite e varicella) resteranno obbligatori anche dopo la scadenza prevista del 7 agosto. L’insufficienza dei dati raccolti in questi 3 anni dall’entrata in vigore della Legge Lorenzin ha reso infatti nulla la data, prevista per fare il punto ed eventualmente annullarne, da parte del Ministero della Salute, l’obbligatorietà, stabilendo che i vaccini siano solo semplicemente consigliati. Per prendere una decisione, prevede la legge, si devono verificare i dati epidemiologici, le eventuali reazioni avverse e le coperture vaccinali raggiunte. Ma il Nitag, comitato con funzione consultiva chiamato a dare il supporto valutativo, nel suo rapporto si è dichiarato impossibilitato a decidere. “Il percorso di attuazione della legge – si legge nel rapporto – appare ancora non completato”. I dati sui bambini vaccinati tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 (complice l’emergenza da coronavirus) non sono stati raccolti. E “non risulta ancora pienamente funzionante presso il Ministero della Salute l’anagrafe nazionale vaccini, prevista dalla legge, istituita proprio per consentire il monitoraggio sullo stato di attuazione dei programmi vaccinali”. Per questo l’obbligo per i quattro vaccini, è lecito prevedere, resterà in vigore non tanto perché ancora necessario, ma perché mancano le informazioni per valutare. Va ricordato comunque che questa opzione non esiste per gli altri sei vaccini imposti dalla legge Lorenzin (polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Haemophilus Influenzale tipo b), che restano obbligatori in modo permanente.
VACCINI PER L’INFANZIA. RESTA L’OBBLIGO PER MANCANZA… DI DATI
Il 7 agosto scade il periodo di valutazione per confermare o meno l’obbligatorietà dei vaccini per l’infanzia previsto dalla Legge Lorenzin. Ma per l’insufficienza dei dati raccolti non è possibile prendere una decisione