È passato ormai un anno dai tragici avvenimenti del carcere di Sant’Anna, quando nel marzo 2020 a seguito di una rivolta persero la vita nove persone. Un epilogo inaccettabile, che in parte si consumò nelle ore successive ai fatti e che continua ad interrogare il nostro territorio.
Nei giorni scorsi la Procura di Modena ha chiesto l’archiviazione per la morte di otto dei nove detenuti (non per la morte di Salvatore Piscitelli, deceduto dopo il trasferimento e sulla cui morte è stato presentato un esposto alla Procura di Ancona per omissione di soccorso), decessi che secondo la Magistratura sarebbero da ricondurre a un’overdose di farmaci.
Il nostro appello, nell’anniversario di quella enorme tragedia, è quello di arrivare alla piena verità dei fatti e che il percorso giudiziario possa assolvere fino in fondo il suo compito, al fine di tutelare tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda.
Cogliamo nuovamente l’occasione per esprimere grave preoccupazione per il contesto generale riguardante la condizione complessiva delle carceri nel nostro paese ed anche nel carcere S. Anna di Modena. Alla pesantissima condizione di sovraffollamento si è sommata l’emergenza Covid, senza che nel frattempo siano arrivate a definizioni scelte di natura strutturale ed una improcrastinabile azione riformatrice, in grado di alleggerire la situazioni delle carceri, oltre a ricondurla al dettato della nostra Carta Costituzionale.
Lo stato di abbandono e la lontananza – come da anni denunciamo – del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dagli istituti penitenziari e da tutte le figure professionali che ci lavorano, produce condizioni di lavoro che troppo spesso vanno ben oltre il livello di tollerabilità. Le mancate risposte rispetto alle richieste di ampliamento degli organici e adeguamento delle strutture pregiudica la possibilità di salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori coinvolti, ed anche quella di chi è detenuto, oltre a comprometterne le condizioni di detenzione e la tutela dei diritti di questi ultimi.
La ricerca della verità è un esercizio fondamentale per la nostra democrazia, è un elemento che sta alla base del rispetto e della dignità della persona. Per questo, la città di Modena e i cittadini tutti non possono permettersi che rimangano ferite aperte di tali proporzioni, in un territorio che ben conosce e difende il senso di giustizia.