Una biciclettata partita dalla Ciclofficina Popolare del Parco Novi Sad per portare una “ghost bike”, una bici bianca simbolo dei ciclisti morti in strada, sul punto di via Emilia tra Modena e Castelfranco in cui ha perso la vita Oussana Haymouda. Era il 28 gennaio scorso quando il giovane, appena 19enne, è stato travolto da due auto, mentre stava andando al lavoro. Sulla tragedia le indagini sono ancora in corso. Secondo quanto ricostruito, il ragazzo sarebbe stato dapprima colpito dall’auto di un 59enne reggiano, poi da una seconda vettura, che lo avrebbe travolto ma non si sarebbe fermata a prestare soccorso. Le forze dell’ordine sono ancora sulle tracce di questa presunta auto pirata. Mentre le indagini continuano per fare piena chiarezza su quanto accaduto a Oussana, una cosa è certa per la Rete Modena30, che mette insieme Fiab e Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento: la strada su cui ha perso la vita, quel tratto di via Emilia al confine tra i due comuni, è pericoloso. L’associazione da tempo chiede che venga costruito un collegamento dedicato appositamente ai ciclisti, perché tanti sono i lavoratori che si spostano in bicicletta, per scelta o perché non hanno a disposizione altri mezzi. La rete ciclabile a Modena è insufficiente, sostiene la Rete Modena30, e i collegamenti extraurbani sono ancora più carenti. Sarebbe necessario investire maggiormente sulla viabilità a due ruote, non solo per una questione di sostenibilità ambientale ma anche di sicurezza per gli stessi ciclisti
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TRAVOLTO E UCCISO, UNA PEDALATA E UNA BICICLETTA BIANCA PER OUSSANA
È andata in scena ieri una pedalata e la posa di una bicicletta bianca, simbolo dei ciclisti morti in strada, in ricordo di Oussana Haymouda, il 19enne travolto e ucciso lo scorso 28 gennaio a Castelfranco. È ancora caccia all’auto pirata