Ogni due giorni un detenuto si toglie la vita nelle carceri italiane. Se si considerano anche le cosiddette ’morti sospette’ la percentuale cresce ulteriormente. Il 2025 è cominciato in modo drammatico dietro le sbarre: a due settimane dall’inizio dell’anno si contano ufficialmente sei suicidi, tre dei quali internati al carcere Sant’Anna di Modena. Due invece gli episodi sui quali sono ancora in corso le indagini. Un inizio drammatico che prosegue la striscia nera del 2024, quando sono stati ben 83 i detenuti che si sono tolti la vita e 18 i casi sospetti, numeri mai raggiunti prima nella storia delle prigioni italiane. L’ultimo rapporto del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà non lascia spazio a interpretazioni: i dati di questo mese di gennaio sono già allarmanti, con un numero di suicidi superiore rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti. Una scia di morte che ha riacceso con forza la riflessione sulle carceri, sui loro ambienti e sulla capacità di adempiere al loro compito rieducativo. La realtà dei fatti riflette un sistema carcerario ormai allo stremo, dove il sovraffollamento ha superato ogni limite. A livello nazionale i dati aggiornati al 16 dicembre 2024 parlano di un affollamento medio effettivo arrivato al 132,6% con picchi anche superiori al 150% in alcune regioni. L’altissima densità di detenuti trasforma i penitenziari italiani in polveriere, dove praticamente ogni giorno si registrano episodi di violenza e tensione. Modena non è purtroppo esclusa: al Sant’anna i dati aggiornati all’aprile 2024 segnalavano un sovraffollamento al 147% e nell’ultimo anno sono stati registrati 270 episodi di autolesionismo e 40 tentati suicidi.