Sette indagati, tre arresti domiciliari, tre società del settore edile coinvolte: sono questi i numeri di un’indagine della Guardia di Finanza diretta dalla Procura di Modena, partita da accertamenti sull’operatività di un imprenditore di origini campane, residente da tempo nella nostra provincia. All’uomo, si legge in una nota, sono contestati continue frequentazioni e reciproci interessi economici con appartenenti alla criminalità organizzata di tipo camorristico, testimoniate da diverse interdittive antimafia emesse dalle prefetture di Bologna e Modena. L’imprenditore era stato destinatario anche di una misura di confisca di prevenzione di beni emessa dal tribunale della nostra città, su richiesta della Dda di Bologna, divenuta definitiva con sentenza della Cassazione. Subito dopo l’emissione del provvedimento di confisca, il diretto interessato aveva fittiziamente attribuito a un prestanome la rappresentanza legale di due società con sedi a Mirandola e Carpi, pur continuando a gestirle per eludere le norme di prevenzione patrimoniale antimafia. Inoltre, una delle società in ballo, con l’aiuto dell’amministratore di un’altra impresa – anch’egli indagato – nell’ambito di riqualificazioni di edifici scolastici, aveva eseguito in subappalto non autorizzato alcune opere, senza nemmeno l’iscrizione nella cosiddetta “white list” della Prefettura di Modena. Dalle indagini, dicono gli inquirenti, è emerso il ruolo di primo piano della coniuge dell’uomo. La donna si sarebbe occupata dei profili amministrativi, contabili e finanziari delle società. Il gip di Modena ha ritenuto sussistente l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione della condotta criminosa e ha emesso nei confronti di tre indagati la misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita ieri dagli uomini della Guardia di Finanza