Da una parte ci sono i più rigorosi, quelli che chiedono una “zona rossa” per le intere festività, come i ministri Boccia, Speranza e Franceschini, supportati dal Comitato Tecnico Scientifico. Dall’altra chi sta tentando di mediare, come il premier Conte che in tal senso si è speso pubblicamente. Mai come ora il Governo è avvitato su sé stesso nella definizione delle misure di quella che sarà una nuova stretta prevista per Natale. L’ipotesi più verosimile per il Dpcm è quella di una via di mezzo, che prevede due blocchi di chiusure rigorose, da 4 giorni ciascuno, il primo dal 24 al 27 dicembre e il secondo dal 31 dicembre al 3 gennaio. Il prossimo sarà dunque l’ultimo week end libero, con libertà di spostamento, negozi aperti fino alle 21, bar e ristoranti fino alle 18. Da lunedì come da Dpcm in vigore è previsto il blocco della mobilità interregionale, con le sole deroghe dovute a lavoro, necessità o urgenza. Poi la Vigilia scatterà il primo blocco da zona rossa in tutto il paese che varrà fino a domenica 27 compresa: chiusura per negozi, bar e ristoranti, aperti solo gli alimentari, le farmacie, i tabacchi, edicole e librerie. Vietati tutti gli spostamenti anche all’interno del proprio comune se non per i soliti motivi, si potrà uscire per andare a messa ma non per andare a casa di parenti. Niente pranzi e cene di Natale dunque se non con il nucleo convivente, forse allargato a non più di due congiunti stretti. Dal 28 al 30 una mini riapertura di tre giorni, poi dal San Silvestro, giovedì 31 torna la zona rossa con l’obiettivo di bloccare veglioni di fine anno e pranzi in famiglia. Non si potrà uscire da casa se non per valide ragioni fino a domenica 3 gennaio. Dal 4 si riapre tutto, ritorna il coprifuoco alle 22 ma restano ancora vietati gli spostamenti interregionali che torneranno ad essere consentiti dal 7.