Alle 9.25 di questa mattina si è aperto un nuovo capitolo della storia giudiziaria della strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, nella quale 85 persone persero la vita e oltre 200 rimasero ferite. Davanti alla Corte d’Assise di Bologna ha preso il via il processo sui presunti mandanti della bomba. Il dibattito si celebra a porte chiuse per ragioni sanitarie e alla sbarra ci sono Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, Piergiorgio Segatel ex Carabinieri, entrambi presenti in aula e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di alcuni immobili di via Gradoli a Roma in cui trovarono rifugio i Nar, oggi assente. A sostenere l’accusa davanti alla Corte la Procura generale, che alla fine di ottobre del 2017 reclamò l’inchiesta sui mandanti dopo che la Procura aveva deciso di chiederne l’archiviazione. Bellini, era stato prosciolto nel 1992 dalle accuse relative alla strage, proscioglimento poi revocato nel maggio del 2019su richiesta della Procura generale bolognese. Nel processo di oggi è accusato di concorso nell’attentato. A processo assieme a lui andranno Segatel, accusato di depistaggio perché durante un interrogatorio ha negato di aver incontrato la moglie dell’esponente di Ordine Nuovo, Mauro Meli, a cui prima della strage il marito confidò “che la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso”, e Catracchia, ritenuto responsabile di false informazioni al pubblico ministero al fine di sviare le indagini. Presente al dibattimento, la vicepresidente Elly Schlein, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna che, assieme al Comune di Bologna, all’Avvocatura Generale dello Stato e a oltre 100 famigliari delle vittime, si è costituita parte civile nel procedimento.