Nel video, intervista a Paolo Casolari

Ci sono storie di lunghi viaggi, partiti da paesi stranieri e finiti a Modena alla ricerca di un’opportunità che ancora non c’è; ci sono storie di conflitti familiari, di marginalità, di lavoro troppo precario per permettersi un tetto troppo caro. Sono circa una sessantina le persone che nella nostra città sono costrette a dormire in strada. In molti lavorano, ma l’emergenza abitativa colpisce troppo forte e soluzioni immediate, come è emerso anche dal tavolo tra l’assessora Maletti e il coordinamento migranti, non ce ne sono. Così le persone continuano a vivere sotto al cavalcavia Cialdini, o qui, alle tribune del Novi Sad. Molti sono stranieri, ma ci sono anche italiani, con alle spalle vite difficili. Come Paolo Casolari, che da cinque mesi dorme in strada in diversi comuni, tra Modena, Vignola e Savignano, là dove il lavoro precario lo chiama.

Così Paolo si trova a dormire circondato dalle sue poche cose, temendo gli sgomberi, insieme a tanti altri. Tutti sperano di poter lasciare quanto prima la strada

Da quanto emerso dal primo incontro in comune organizzato con il referente del coordinamento migranti, il problema casa è forte e trasversale. Sono 1200 le famiglie in lista d’attesa per un alloggio popolare, 1500 quelle per una casa Acer. Ma le abitazioni disponibili sono sempre meno e la necessità di trovare un tetto a chi non ce l’ha è sempre più urgente