Arriva fino al Governo il caso della rivolta scoppiata all’interno del carcere di Sant’Anna di Modena l’8 marzo del 2020. In particolare la vicenda di Chouchane Hafedh, uno dei detenuti deceduto durante gli scontri. Il ricorso presentato dalla sua famiglia alla Corte europea dei diritti dell’uomo ha superato un primo vaglio ed ora, la Cedu stessa, ha comunicato al governo italiano non solo il ricorso ma anche che si è aperta la fase di pre-contenzioso, che si concluderà il prossimo 21 dicembre. Tutto ha preso il via in seguito all’archiviazione a Modena del fascicolo penale che ipotizzava l’omicidio colposo e morte e lesioni come conseguenza di altro delitto, le autopsie avevano infatti rilevato come causa di morte l’overdose da metadone e psicofarmaci. Nel frattempo a Modena sono state aperte altre inchieste, dopo esposti di detenuti, anche per il reato di tortura, per i quali la Procura di ha iscritto nel registro degli indagati diversi agenti della Polizia Penitenziaria. Dopo la rivolta, nella quale persero la vita 9 detenuti, la Procura aveva aperto tre diversi fascicoli. Uno per le devastazioni compiute dagli internati, un secondo per la morte dei nove reclusi e un terzo per le presunte violenze che alcuni poliziotti penitenziari avrebbero commesso durante la rivolta. Nel giugno dello scorso anno il giudice per le indagini preliminari di Modena Andrea Romito, ha archiviato il caso di otto decessi, in quanto secondo le indagini sarebbero stati causati da una overdose di metadone, pertanto non sono emerse responsabilità. Ora la CEDU Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo a cui si erano rivolti la famiglia di Chouchane Hafedh e l’Associazione Antigone ha comunicato al Governo che farà ricorso e che si è aperta la fase pre-contenzioso.