A tre mesi dalla devastazione dell’alluvione i sindaci dei territori più colpiti temono ancora le incertezze sui tempi e sulle risorse per la messa in sicurezza e la ricostruzione. Gli unici punti fermi ad oggi sono le somme che verranno stanziate a breve per le somme urgenze: un tesoretto in dotazione alla struttura commissariale che serve a dare respiro ai bilanci dei comuni che hanno dovuto agire nell’immediato per porre rimedio ai danni da maltempo. Per la nostra provincia, colpita in particolar modo sull’Appennino con lo smottamento dei terreni e la presenza di frane, la somma ammonta a circa 400mila euro. Ma sugli step successivi le amministrazioni e la stessa Provincia sostengono di navigare nel buio; senza sapere quando né quante risorse arriveranno risulta al palo anche la programmazione dei cantieri che permetterebbero di ripristinare completamente la viabilità sulle strade provinciali. Il timore è che con l’arrivo dell’autunno e di nuove piogge la situazione vada peggiorando. Nel frattempo il Generale Figliuolo e l’autorità di bacino del Po hanno firmato un patto sulla ricostruzione post-alluvione. Una intesa che avvia oggi la collaborazione per definire il quadro esaustivo sullo stato del dissesto in pianura, collina e montagna, al fine di disegnare un riassetto territoriale resiliente in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici. In base all’accordo, verranno definiti piani speciali con l’individuazione delle opere prioritarie e si svilupperà la programmazione generale degli interventi di riassestamento. Lo step successivo sarà quindi la verifica della coerenza e compatibilità dei programmi di ricostruzione con la garanzia di sicurezza nei confronti dei cambiamenti climatici. Di nuovo, si tratta di un passo avanti il cui percorso avanzerà, secondo i firmatari, in “tempi adeguati”.