Dal 6 novembre 2024 al 4 maggio 2025 le Gallerie Estensi presentano “Riflessi d’Egitto –
Fascinazioni e tracce nelle raccolte estensi” una rassegna unica che per la prima volta offre
l’opportunità di vedere esposti oltre 150 reperti per lo più inediti, appartenenti a una raccolta dalla storia complessa, che tuttavia è giunta fino a noi, permettendoci di far luce su un aspetto poco noto del collezionismo di casa d’Este.
La raccolta egizia ed “egittizzante” delle Gallerie Estensi si è formata grazie all’interesse per il passato e per le antichità che ha caratterizzato i duchi d’Este già a partire dal 1500. Successivamente, un contributo fondamentale è arrivato dal lascito testamentario del marchese Tommaso Obizzi, che nel 1803 donò ai duchi un migliaio di opere, fra cui alcuni capolavori esposti ancor oggi in Galleria.
Infine, nel 1830, si è aggiunto un altro nucleo di reperti egizi a quelli già in possesso dei duchi. La mostra vedrà anche prestiti dal Museo Egizio di Torino che celebra i suoi 200 anni e che ha contribuito all’esposizione con esemplari che fanno parte del suo nucleo originario.
“Gli Estensi, che rappresentano il fil rouge delle nostre collezioni, sono stati dei voraci collezionisti, oltre che grandi committenti – dichiara Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi – Hanno messo insieme non solo quadri e statue straordinari, ma pezzi importanti di ogni genere e epoca.
L’interesse per l’Egitto, cominciato già nel Cinquecento, è un aspetto poco noto del loro collezionismo e abbiamo dunque voluto sottolinearlo con una mostra che si ricollega alla catalogazione dei pezzi in collezione e si arricchisce grazie ai prestiti del Museo Egizio di Torino, del Teatro Comunale di Modena, dell’Archivio di Stato di Modena e dell’Accademia militare di Modena. Nelle collezioni Riflessi d’Egitto. Fascinazioni e tracce nelle raccolte estensi dedicate all’Egitto, un ruolo fondamentale è stato anche ricoperto dal marchese Obizzi, che donò ai duchi un migliaio di opere. In questa mostra, anche la didattica e l’attenzione alle scuole hanno un ruolo importante, perchè è vero che le opere d’arte e le collezioni devono essere conservate e tramandate, ma vanno anche valorizzate, conosciute e raccontate”. A cura di Maria Chiara Montecchi, curatore della collezione di Antichità delle Gallerie Estensi in collaborazione con lo staff scientifico del museo, l’esposizione darà dunque l’opportunità al visitatore di ammirare reperti non ancora conosciuti e di avvicinarsi con nuovi occhi ad opere che già fanno parte del percorso della Galleria, a partire dal grande sarcofago di Menis, in calcare bianco con iscrizione del capitolo 72 del Libro dei Morti, rinvenuto a Saqqara e acquistato da Francesco IV d’Austria-Este nel 1830.
Tra gli altri reperti di rilievo il frammento di statua naofora, documentato in collezione almeno dal 1584 nell’Inventario delle statue vasi ed altre cose di guardaroba del Duca Alfonso II a Ferrara, oltre a 50 bronzetti votivi che rappresentano dei, dee e animali sacri. Furono realizzati come doni, che venivano presentati dai fedeli ai templi per chiedere agli dei favori speciali. La mostra presenta anche 19 statuette “ushabti”, fra cui 10 appartenenti al corredo funerario del “sovrintendente dell’esercito” Psamtek-sa-neit, vissuto durante la XXVI dinastia (664-525 a.C.). Questi esemplari presentano un testo pressoché identico, che conserva i nomi e titoli del proprietario e dei suoi genitori e il Capitolo 6 del Libro dei Morti. Altre statuette appartenenti allo stesso corredo funerario sono conservate in musei europei, americani e in collezioni private, mentre il Museo del Louvre conserva i quattro vasi canopi. Farà parte del percorso anche una sezione con 50 amuleti e 26 scarabei incisi, sia in pietre dure che in faience. Importante la collaborazione alla mostra del Museo Egizio di Torino con il prestito di 16 reperti fra cui 2 stele, vasetti da cosmesi in alabastro, statuette policrome in ceramica e legno. Gli esemplari esposti in questa sezione entrarono a far parte della collezione del Museo Egizio nel XIX secolo. Con ogni probabilità, appartengono alla raccolta di antichità egizie che Carlo Felice di Savoia (1765-1831) acquistò da Bernardino Drovetti (1776-1852) nel 1823, costituendo una delle prime collezioni del Museo Egizio di Torino, istituito poi nel 1824. L’esposizione, che si articola in 9 sezioni, prevede anche una parte dedicata ai viaggi in Egitto e alle esplorazioni nel XIX secolo. L’800 ha rappresentato, infatti, un’epoca di grande rilievo per la scoperta dell’Egitto, meta privilegiata per numerosi viaggiatori e archeologi europei. Diverse personalità concorsero alla conoscenza e alla nascita dell’egittologia, contribuendo con le loro esplorazioni ad accendere una sempre maggior curiosità e ad alimentare la cosiddetta “egittomania”. La prima tappa della riscoperta dell’Egitto fu la spedizione di Napoleone nel 1798 con una campagna di notevole valore a livello culturale e scientifico, in cui venne scoperta la Stele di Rosetta, oggi conservata al British Museum. In mostra anche un documento inerente il viaggio di
un anno che Francesco V d’Austria-Este intraprese nel gennaio 1864 e che lo portò in Terra Santa.
Redasse un diario di viaggio, copiato in tre volumi dal conte Onorio Giacobazzi e dal marchese Achille Taccoli, due dei suoi fidati compagni di avventura. Il primo volume, prestito dall’Archivio di Stato di Riflessi d’Egitto. Fascinazioni e tracce nelle raccolte estensi
Modena, esposto in mostra, è dedicato all’Egitto. Chiude la mostra una parte più “pop” e “leggera”, dal titolo Riflessi d’Egitto nel teatro e nel cinema, dedicata alle suggestioni che l’antico Egitto ha sempre esercitato, ispirando una vasta gamma di produzioni cinematografiche e teatrali. Colossal epici, avventure fantastiche, cartoni animati sono alcuni dei generi che ne hanno raccontato la storia, rappresentandolo come luogo di mistero, ricco di leggende e di miti.