All’interno l’intervista al Professor Enrico Clini, direttore della struttura complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico
È la fragilità individuale il termometro per stabilire la gravità di un paziente affetto da polmonite Covid, ancor più dell’età o della presenza di co-morbilità croniche. A dirlo è un recente studio internazionale coordinato dall’Università di Cardiff che ha visto come protagonista anche Modena. La struttura complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico, diretta dal Professor Enrico Clini, è stata l’unica in Italia ad aver partecipato allo studio di oltre Manica di recente pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health. La ricerca ha coinvolto oltre 2000 pazienti, 160 dei quali studiati nella nostra città. I risultati dello studio sono di alta rilevanza clinica, sottolineano dall’ospedale modenese: individuare il grado di fragilità individuale del paziente attraverso una semplice scala a punteggio validata, permette di capire il rischio di aggravamento della malattia. Lo studio ha rilevato che tanto più il punteggio di fragilità è elevato tanto maggiore è il rischio che il paziente muoia in ospedale. Suddividendo la fragilità in assente, lieve, moderata o grave, si è osservato che il rischio di morte quasi raddoppia in caso di fragilità moderata e che aumenta di oltre 2 volte in caso di fragilità grave rispetto alla assenza di questa condizione, a prescindere da età e altri fattori che concorrono alla prognosi. La fragilità, specificano gli studiosi, è molto nota in geriatria: si tratta di una condizione dinamica dell’individuo che sperimenta perdite di funzione in più domini personali, non solo fisico, ma anche psichico e sociale.