Massimo riserbo da parte degli inquirenti sull’identità delle ossa umane rinvenute lo scorso 5 maggio dagli uomini del Soccorso Alpino in una zona di calanchi nei pressi del poligono di tiro di Sassuolo. Manca solo la conferma del Dna ma tutti gli indizi sembrano condurre verso Paola Landini. La 44enne scomparsa nel maggio del 2012 proprio nella zona del tirassegno. L’esame del medico legale potrebbe restituire indizi utili sulla dinamica della morte, ma è ancora troppo presto per avanzare ipotesi. Resta da capire inoltre come mai i resti siano stati trovati soltanto a nove anni di distanza: al momento della scomparsa della 44enne l’area era stata battuta. Al momento del ritrovamento i 13 frammenti ossei, tra cranio, gambe, bacino e clavicola, erano sparpagliati nel raggio di 25 metri in un punto particolarmente impervio e coperto da una fitta vegetazione. Dopo successivi sopralluoghi sono stati individuati anche dei resti di vestiti e scarpe e due pistole, una delle quali in avanzato stato di deterioramento, che potrebbero coincidere con quelle sparite dalla casa di Paola Landini. Un caso chiuso che potrebbe essere riaperto in caso di conferma del test del Dna. Al momento il fascicolo per omicidio colposo dedicato alla scomparsa della 44enne di Fiorano Modenese è attualmente fermo in attesa dell’esito degli accertamenti.
PAOLA LANDINI, ANCORA TANTI GLI INTERROGATIVI SULLE OSSA RINVENUTE
Gli indizi sono tanti ma ancora si attende la conferma ufficiale del Dna. Il caso chiuso sulla scomparsa di Paola Landini potrebbe riaprirsi se gli accertamenti medici dovessero confermare l’identità delle ossa.