La Russia non accetta le condizioni poste dellOccidente
Sono almeno 4.959 le persone che hanno perso la vita in Siria da quando sono cominciati in Svizzera i colloqui di pace di battezzati «Ginevra 2», lo scorso 22 gennaio. Il bilancio è fornito dallOsservatorio siriano per i diritti umani. Secondo il gruppo, che documenta i combattimenti sul terreno attraverso una rete di attivisti, nel periodo dei colloqui di pace la media dei morti è la più alta mai registrata da quando è cominciata la rivolta contro il presidente siriano Bashar al-Assad, nel marzo 2011. In una dichiarazione gli attivisti chiedono che i colloqui di Ginevra vengano sospesi se non producono unimmediata cessazione di tutte le operazioni militari. E in effetti la conferenza sembra essere in stallo. Un documento fatto circolare tra i quindici membri del Consiglio di sicurezza, che ieri si sono incontrati per discutere del testo, è al centro dellimpasse. La risoluzione chiede pause nei combattimenti per permettere laccesso alle organizzazioni umanitarie e fa appello affinché venga messa fine agli assedi. La bozza prevede anche sanzioni contro il governo, se Damasco non garantirà ai gruppi umanitari un accesso senza restrizioni ai civili colpiti dalle violenze. Difficile che venga accettata la risoluzione, dal momento che Assad è fermamente saldo al potere, alleato ai terroristi che fanno capo a Hezbollah e non sembra perdere terreno, o comunque nelle condizioni di accettare trattative. Inoltre i ponti per concedere il passaggio di aiuti sono di continuo interrotti così come i cessate il fuoco, pur invocati da entrambe le parti, lealisti al governo di Assad e ribelli. La Russia ha criticato la risoluzione come unilaterale, minacciando di opporre il veto, ma i Paesi occidentali hanno detto chiaramente che non rinunceranno alla proposta. «Siamo di fronte – ha dichiarato lambasciatore francese alle Nazioni Unite Gérard Araud – alla peggiore tragedia umanitaria dal genocidio in Ruanda nel 1994. La fame è usata come unarma dal regime e il governo sta bombardando la città di Aleppo indiscriminatamente: penso che dovremmo muoverci rapidamente». Buoni auspici, ma soltanto tali. Oltre un centinaio di persone uccise, tra cui civili, costituiscono infatti il tragico bilancio di massacri a sfondo religioso nella Siria centrale, avvenuti tra sabato e domenica da parte di miliziani fondamentalisti sunniti e da loro rivali fedeli al regime. A marzo scadrà il terzo anno di questa guerra civile che ha fatto della Siria una polveriera.