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mercoledì, Luglio 3, 2024
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L’esperto Massimo Pulini: «Plausibilmente è un Loves»


    Abbiamo chiesto un parere sull’attribuzione a Guercino del dipinto esposto a Modena a Massimo Pulini, pittore, storico d’arte, curatore di mostre e di volumi monografici sugli artisti del Seicento e attualmente assessore alla Cultura del Comune di Rimini. Lei è uno dei maggiori studiosi del Guercino in Italia e nel mondo. Avalla l’attribuzione di questo dipinto alla mano del maestro centese? Se no, su quali elementi sostanziali? No, non mi sento di avallare questa attribuzione. Certo, nel dipinto è evidente la presenza di un prototipo e di una invenzione tipici del maestro, e poi però rielaborati da allievi e collaboratori, che erano soliti riprendere i disegni di Guercino per una traduzione pittorica. Ma escluderei che l’opera sia riconducibile alla sua autografia. Alcuni storici dell’arte propendono per un’attribuzione dell’opera a Matteo Loves, il collaboratore fiammingo del Guercino attivo presso la corte ducale di Modena. Ritiene plausibile questa ipotesi? L’ipotesi è plausibile perché, in effetti, la mano più vicina al dipinto sembra proprio quella di Matteo Loves. In particolare, la luce chiara degli incarnati e il battere della luce che tende ad appiattire i panneggi sono elementi tipici della pittura dell’assistente fiammingo di Guercino. I Gennari, ad esempio, parenti e collaboratori anch’essi del maestro, realizzavano incarnati più rosei, talora persino arrossati. Anche la tipologia dei volti richiama i modelli consueti del Loves.

    A Ngapeth il ruolo di “salvatore”


    Il francese si sta allenando, avrà il numero 18 ma difficilmente sarà in campo già a Trento

    Il primo allenamento per acclimatarsi, iniziare a conoscere i nuovi compagni, ma anche per testare lo stato fisico ed atletico come richiesto dalla società. Ieri è stato il primo vero giorno di Earvin Ngapeth a Modena. Lo schiacciatore francese, che se tutto dovesse andare come da copione ha già pronta la maglia numero 18 che fu nelle ultime stagioni di Marco Piscopo, è pronto a recitare la parte del “salvatore” di una formazione apparsa settimana dopo settimana sempre più in difficoltà. L’approdo sotto la Ghirlandina di un giocatore dalle indubbie qualità sia in attacco che direttamente dal servizio, che non ha vissuto le travagliate situazioni di questi mesi, può essere un’addizione importante per coach Lorenzetti che, probabilmente, spera ardentemente di avere il giocatore già a disposizione per la trasferta di Trento. Difficile, ha fatto sapere nelle ultime ore la società, che Ngapeth possa scendere in campo nel weekend, ma nel caso in cui la condizione fisica dovesse essere ottimale e le pratiche burocratiche dovessero essere completate per tempo è difficile ipotizzare che in caso di necessita il tecnico non ricorra a tutte le carte a sua disposizione per strappare un risultato positivo. Sulla coppia di posti quattro titolare, comunque, al momento non dovrebbero esserci possibili sorprese all’orizzonte. Con la ventilata o, quantomeno, possibile partenza dello sloveno Sket, tra l’altro uno dei migliori di quest’ultimo difficile spezzone di stagione, ecco che Deroo e Kovacevic dovrebbero essere confermati nonostante il difficile momento del belga che anche a Vibo Valentia non ha convinto. Buone notizie, invece, arrivano dal francese Guillaume Quesque che sta procedendo nel recupero dall’infortunio alla caviglia e ormai sembra stabilmente riunito al gruppo. Per Trento, quindi, anche lui potrebbe essere riaggregato al gruppo, ma a quel punto i giocatori a disposizione saranno quattordici e coach Lorenzetti si ritroverebbe a scegliere un elemento da escludere dal gruppo.

    Volley


    Non ancora ufficializzato il suo ingaggio

    Domenicali: «F14 T, una buona partenza»


    La macchina risponde alle modifiche e ha mostrato affidabilità

    «Sono sempre prudente, non certo per paura di dire quello che penso ma perché so bene come le cose cambino in fretta in questo sport». Stefano Domenicali, team principal della Ferrari, ostenta basso profilo, sano realismo e consapevole fiducia nell’approccio alla stagione di Formula 1 che sta per cominciare. «A Jerez abbiamo visto che la base di partenza della F14 T è buona: risponde bene alle modifiche, i dati fondamentali rispondono ai parametri che avevamo definito in galleria del vento e non abbiamo avuto sorprese negative», sono le sue parole, riportate dal sito della scuderia di Maranello. «Ovvio che c’è ancora molto da lavorare – osserva Domanicali – perché era impossibile debuttare con una monoposto perfetta in una stagione così ricca di cambiamenti. Sarà un inizio di campionato pieno di incognite ed è prestissimo per fare qualsiasi tipo di previsione: credo che cominceremo a capire qualcosa solamente nell’ultimo test in Bahrain. L’ottimismo che ho deriva dalla consapevolezza che sappiamo quali sono i fronti su cui dobbiamo operare: la prudenza è sempre buona consigliera ma ciò non vuol dire che le persone che sono impegnate su questo progetto non abbiano la carica giusta e la voglia di dimostrare ai nostri avversari quanto bene riusciamo a fare le cose alla Ferrari». «Devo dire che la cosa che più mi ha fatto piacere è stato l’atteggiamento della squadra», prosegue Domenicali. «Tutti sono uniti nell’affrontare i problemi e nel cercare di risolverli, consapevoli che la sfida che abbiamo di fronte è impegnativa ma affascinante». Tante parole, dal settembre scorso, sono state spese sulla coppia dei piloti Ferrari del 2014, che vede per la prima volta dal 1953 due campioni del mondo riuniti nello stesso box rosso: Fernando Alonso e Kimi Raikkonen. «La nostra è stata una scelta razionale, basta sull’esigenza di avere una coppia di piloti esperti ed è stata pensata esclusivamente con l’obiettivo di fare il bene della Ferrari: spero che la pista confermerà che sia stata quella giusta», spiega il team principal. «La loro gestione? Le scelte vanno sempre ben ponderate ma vanno prese per quello che sono: scelte sportive prese per cercare di raggiungere l’obiettivo della squadra».

    Schumacher Complicazione polmonite


    Michael Schumacher avrebbe un’infezione polmonare. E’ quanto sostiene il quotidiano tedesco “Bild”. L’ex pilota, ancora ricoverato all’ospedale di Grenoble dopo il grave incidente sugli sci dello scorso dicembre, avrebbe contratto l’infezione nel corso del processo di risveglio artificiale dal coma. I medici l’avrebbero scoperta circa una settimana fa, iniziando subito una somministrazione di potenti antibiotici. Sabine Kehm, manager di Schumacher, ha ribattuto alla “Bild”: «Non commentiamo le speculazioni». Nei giorni scorsi Felipe Massa ha fatto visita al pilota tedesco, suo compagno di squadra alla Ferrari nella stagione 2006. «Sono rimasto a lungo al suo fianco – ha rivelato il brasiliano -. È stato bello essere lì. Sembrava dormisse, come dorme ciascuno di noi. Sono fiducioso che tutto andrà per il meglio e che Schumi si risveglierà e recupererà completamente».

    Bologna, suicida sui binari Stazione in tilt


    Il cadavere di una donna è stato ritrovato ieri mattina, intorno alle 7.30, sui binari della linea ferroviaria Bologna-Firenze, all’altezza della stazione Mazzini. Ad accorgersi del corpo senza vita è stato un macchinista che ha subito dato l’allarme alla Polfer giunta sul posto, insieme al pm di turno e al medico legale. Sul luogo del ritrovamento anche la polizia scientifica. I treni hanno subito ritardi fino a due ore. Anche i treni ad alta velocità. La circolazione è stata interrotta per circa mezz’ora, tra le 7.30 e le 8, e sono stati cancellati due convogli regionali. In seguito la circolazione è ripresa, ma a senso unico alternato dalle 8 alle 10,30. Lo stop, prima totale poi parziale, è stato necessario per consentire i rilievi dell’autorità giudiziaria. La donna, un’insegnante bolognese di scuola materna di 37 anni, viveva da sola in città e non ha lasciato nulla di scritto. I suoi documenti sono stati rinvenuti a non molta distanza dal cadavere. L’ipotesi del suicidio è per ora quella data per più probabile ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro prima di archiviare il caso.

    Pescara, arriva la cartella esattoriale e si spara Ma Equitalia smentisce: da noi nessun avviso


    Era stato trovato martedì sera nella camera da letto dell’abitazione – ma la morte risale ad almeno 24 ore prima – il corpo di un 70enne di Elice, nel pescarese che, preso dallo sconforto, si è ucciso sparandosi al volto. L’uomo, pensionato e separato dalla moglie, Mario Pingiotti, si era allontanato dai figli e, in passato, ha avuto problemi di depressione. A detta di famigliari e conoscenti, però, a spingerlo al gesto estremo sarebbero stati problemi di natura economica. Il 70enne, infatti, avrebbe ricevuto delle cartelle esattoriali, con l’avvio della procedura di pignoramento della casa. L’uomo si è sparato con un fucile calibro dodici regolarmente detenuto. Sul posto i carabinieri della Compagnia di Montesilvano che hanno sequestrata l’arma. Eppure in questo giallo c’è qualcosa che non torna. Equitalia, infatti, smentisce il precedente che avrebbe scatenato il fatto. «Con riferimento al tragico episodio avvenuto a Elice in provincia di Pescara – è scritto nella nota diffusa da Equitalia – si precisa che la notizia del pignoramento da parte di Equitalia è priva di ogni fondamento». E ancora: «Equitalia, nell’esprimere cordoglio per l’accaduto, precisa che non ha pignorato alcuna abitazione né ha inviato di recente cartelle o avvisi al contribuente». La nota è giunta prontamente, dopo un anno, il 2013, che ha visto molti casi di suicidio legati ai contenziosi tra l’azienda e contribuenti insolventi. Equitalia è diventata così bersaglio di polemiche, spesso infondate. Oltre all’infondatezza ha contribuito all’alto numero dei casi anche l’effetto emulazione, che ha portato molti disoccupati o insolventi a togliersi la vita leggendo e identificandosi in analoghi casi.

    Controversie


    Succede nel Belpaese

    Consulta: bocciata la Giovanardi-Fini


    Ritorna la differenza tra le droghe pesanti e leggere «Conseguenze immediate su circa 10mila detenuti»

    La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi, che equipara le droghe leggere a quelle pesanti, per violazione dell’articolo 77 della Costituzione che regola la procedura di conversione dei decreti-legge. La Consulta contesta che le nuove norme in materia di droga, infatti, erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. A sollevare la questione di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione. Con la decisione della Consulta, tornano quindi in vigore le norme contenute nel «Testo unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope», modificato proprio nel 2006 con l’introduzione della legge Fini-Giovanardi. In particolare, viene ripristinata la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, con effetto anche sulle pene per chi spaccia. Viene ripristinato quindi quanto stabilito da un referendum del 1993 che modificava la Iervolino-Vassalli prevedendo pene più basse per le droghe leggere. Con la Fini-Giovanardi erano infatti state elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro. La bocciatura della legge avrà conseguenze pressocché immediate su circa 10mila detenuti. Questa la stima di Stefano Anastasia, presidente della «Società della Ragione», presente all’udienza pubblica alla Corte Costituzionale.

    «Io italiano rifiutato dalla Svizzera nonostante un lavoro»


    Gli offrono un contratto a tempo indeterminato ma la legge lo rimanda a casa

    Alexandru, ingegnere romeno 34enne, è arrivato in Italia per seguire la moglie, romena anche lei, ma da oltre quindici anni residente tra Palermo, Bologna e Torino. Insieme si sono trasferiti a Milano, dove lui ha iniziato a lavorare come consulente informatico per varie aziende, tra cui Mediaset.Tra le sue qualifiche, la certificazione per la programmazione in Sap, piuttosto richiesta e non comune. Un suo amico presenta il suo curriculum a una azienda di Losanna e subito il titolare gli fissa un colloquio. Va bene, si incontrano e ad Alexandru viene proposto un contratto a tempo indeterminato come programmatore, a patto che si trasferisca a Losanna. Le condizioni sono molto favorevoli per lui, Alexandru è d’accordo e la moglie, che intanto ha la cittadinanza italiana, pure. Il datore di lavoro presenta tutti i documenti necessari, certifica la sua intenzione di assumerlo, ma la legge svizzera è inflessibile: il numero di permessi di soggiorno disponibili per i cittadini romeni è esaurito quindi non c’è nessuna possibilità di entrare nel Paese con un visto regolare. Alexandru rinuncia al lavoro e continua come consulente. «Non è così strano – afferma – che la Svizzera abbia una politica rigida dell’immigrazione. C’è anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Quello che è assurdo è limitare gli ingressi in base alla cittadinanza e non alla tipologia di lavoro». Quindi il referendum che estende il tetto anche alle altre nazioni Ue, spiega l’informatico, può essere positivo se entrerà in vigore una legge che razionalizzi le regole che ora sono discriminatorie. O negativo se continua a bloccare i lavoratori in base alla nazionalità.

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