Ci sarebbero anche un imprenditore di Carpi, un’imprenditrice di Campogalliano e il noto ex calciatore Marco Ballotta tra le vittime di minacce e usura da parte degli indagati all’interno della vasta operazione antimafia “Radici”. Un complesso lavoro di indagine che dopo Aemilia, ha portato a smascherare ulteriori infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio emiliano-romagnolo. 23 le misure cautelari in tutta la regione, di cui 4 in carcere, 34 in tutto gli indagati. Nella città dei Pio, secondo quanto ricostruito, a un imprenditore e commercialista in difficoltà economica è stato proposto un prestito da 20mila euro per poi pretendere indietro ingenti somme di denaro. L’uomo sarebbe arrivato a cedere, nel corso degli anni, fino a 210 mila euro, cifra che lo ha portato al fallimento. L’attività di un’imprenditrice di Campogalliano sarebbe finita nel mirino del sistema criminale, che avrebbe fatto pressioni per ottenerla e utilizzarla per riciclare il denaro che arrivava dalla Calabria. Vittima di minacce anche l’ex portiere del Modena Marco Ballotta. In questo caso il calciatore si sarebbe rivolto a un consulente, che dopo aver ricevuto la somma anticipata di 5mila euro si sarebbe reso irreperibile senza svolgere il suo compito. Di fronte alla volontà di vederci chiaro, Ballotta sarebbe stato minacciato da un altro indagato, in affari con il consulente. Si tratterebbe di Giovanni Battista Moschella, detto “il nonno”, calabrese residente a Modena destinatario di una misura di custodia cautelare in carcere poiché ritenuto affiliato alle ‘ndrine dei “Piromalli” di Gioia Tauro e dei “Mancuso” di Limbadi. In tutto sono otto gli indagati residenti, domiciliati o originari della nostra provincia. Tra questi anche l’avvocato Domenico Arena, in passato finito al centro di un’altra inchiesta.