E’ stato firmato ieri il protocollo d’intesa tra i sindacati Flai Cgil Modena e Fai Cisl Emilia Centrale e il macello Opas di Carpi e le aziende operanti in appalto al suo interno – Cfp, Pig’s Worker, Fanter e F.R.S. – per definire una “contrattazione di sito” che garantisca a tutti i 500 lavoratori (diretti di Opas e degli appalti) uguali diritti e miglioramento delle condizioni economiche e lavorative. Infatti, la presenza di più aziende nell’ambito del sito produttivo di Opas a Carpi (uno dei più grandi macelli suini d’Italia), fa sì che esista una vera e propria “comunità di sito”, formata da lavoratori alle dirette dipendenze di Opas e da dipendenti e/o soci delle aziende e cooperative appaltatrici che applicano diversi regimi contrattuali. Nel corso degli incontri durati diversi mesi con le singole aziende e poi congiunti con la committente Opas, si è convenuto di raggiungere un accordo quadro che in maniera innovativa e sperimentale, si propone di realizzare intese al fine di coordinare e regolare le attività di tutti i lavoratori della “comunità di sito” per gestire in modo condiviso la mutevolezza e l’instabilità del contesto economico e di mercato e la volontà di mantenere i livelli occupazionali e di sostenere lavoratrici e lavoratori in maggioranza di origini straniere e con importanti bisogni sociali.
“Questo protocollo rappresenta una innovazione molto forte e può essere modello anche fuori dai confini provinciali – spiegano Monia Auricchio (Flai Cgil) e Daniele Donnarumma (Fai Cisl) – siamo orgogliosi di aver contribuito a scrivere e ottenere, con un bel gioco di squadra, uno strumento che può cambiare in meglio la vita di questi 500 lavoratori. Ora partiranno una serie di tavoli di confronto con lo scopo di elevare e dare gli stessi diritti a tutto il personale delle quattro società che operano in Opas e di Opas stessa. Un obbiettivo decisamente in controtendenza rispetto al modello frammentario che vediamo in tanti appalti”.
Flai Cgil e Fai Cisl sono molto soddisfatti per questo primo risultato, che darà la possibilità nei prossimi mesi di affrontare le problematiche dei lavoratori sul piano economico, della salute e sicurezza e della qualità del lavoro.
L’intesa costituisce dunque il perimetro entro cui costruire le regole per il confronto e la condivisione di soluzioni che favoriscano l’inclusione e la parità di trattamento tra lavoratori.Si parte dall’agibilità sindacale di sito – assemblee sindacali congiunte e coordinamento dei rappresentanti dei lavoratori – alla condivisione degli spazi aziendali e dei servizi (es. la mensa).
Sugli appalti, oltre a prevedere da parte della committente Opas, clausole di garanzia per il rispetto delle condizioni di lavoro, è prevista anche la possibilità di valutare future internalizzazioni. Si andranno a definire, con il coinvolgimento di enti locali e associazioni del terzo settore, programmi per agevolare l’integrazione sociale fra i lavoratori provenienti da culture diverse e il superamento delle barriere linguistiche, e collaborazioni per agevolare la ricerca di soluzioni abitative. “Saranno avviati tavoli tecnici per valutare l’adeguamento dei livelli di inquadramento alle professionalità acquisite nel tempo – continuano i sindacalisti di Flai e Fai – e per la sottoscrizione di accordi di II° livello per il riconoscimento di un Premio di produttività per tutti i lavoratori operanti nel sito”.
Il lavoro di macellazione, sezionatura carni e imballaggi di congelati ha certamente degli impatti sul piano della salute delle persone, perché nel tempo risulta usurante e gravoso. Per tale ragione, è fatto un importante richiamo nel Protocollo, al tema di salute e sicurezza puntando alla costituzione di un coordinamento tra gli Rls e Rspp di sito per un costante monitoraggio e prevenzione dei rischi su sicurezza e salute.
“Infine, questo protocollo si prefigge l’impegno di mantenere un constante confronto e monitoraggio degli effetti che potranno determinarsi con la diffusione della peste suina africana – concludono Auricchio e Donnarumma – L’obiettivo è quello di preservare i livelli occupazionali a fronte di un eventuale calo di prodotto da lavorare e condividere in maniera solidaristica soluzioni attraverso anche l’utilizzo di ammortizzatori sociali”. Inoltre è condivisa la necessità di sensibilizzare le istituzioni locali-provinciali-regionali sull’impatto della peste suina africana sulla filiera e sollecitare la messa in campo di misure emergenziali per tutelare non soltanto gli allevatori, ma tutto il comparto.