Arrivata in Italia, subito in carcere.
Nazia Saheen (51 anni) è stata condannata dalla Corte di Assise di Reggo Emilia all’ergastolo in contumacia, per l’assassinio della figlia, Saman Abbas (18 anni), avvenuto a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il 1°maggio 2021.
La donna era fuggita in Pakistan subito all’indomani dell’omicidio.
Al processo di primo grado svoltosi a Reggio Emilia, era l’unica dei cinque imputati ad essere assente: al termine del processo, nella sentenza del 19 dicembre 2023, anche il padre di Saman, Shabbar Abbas, è stato condannato all’ergastolo, mentre lo zio Danish Hasnain si è visto infliggere una pena di 14 anni.
Assolti e scarcerati i due cugini, Nomanhulaq e Ikram: e contro questa decisione della Corte, la Procura ha già presentato appello.
Il padre di Saman, Shabbar Abbas, fu arrestato nel novembre 2022 in Pakistan, ma arrivò in Italia solo nel settembre dell’anno dopo, in seguito ad un lungo iter giudiziario.
La madre della ragazza, su cui pendeva un mandato di cattura internazionale, è stata individuata e arrestata il 31 maggio 2024: si era nascosta in un villaggio al confine tra Pakistan e Kashmir.
La sua estradizione è stata più rapida, perché la donna non si è opposta e le autorità pachistane hanno collaborato attivamente con quelle italiane e con l’Interpol.
La madre di Saman, Nazia Saheen, è stata condannata per aver, di fatto, “consegnato” la figlia ai suoi familiari assassini, che la soffocarono a mani nude, nascondendo il corpo in una buca.
Per i familiari, la ragazza era colpevole di condurre una vita “troppo occidentale”, di aver rifiutato un matrimonio combinato e di aver progettato di andarsene di casa con il fidanzato.
Nelle motivazioni della sentenza, la Corte d’Assise di Reggio Emilia non esclude che ad uccidere Saman sia stata proprio la madre.