La tragedia avvenne il 26 aprile, verso le 13.30. Una lite tra tre cittadini marocchini degenerò in violenza, causando la morte di uno di loro. Si chiamava Jaouad Dejli, aveva 36 anni, una moglie italiana e tre figli. Tutto accadde a Castelnuovo Rangone, nei pressi di una palazzina tra via Casette Zanasi e via Montanara. Subito fermati i due accusati: due fratelli di 28 e 50 anni, già in carcere con l’accusa di omicidio colposo. A colpire con il fendente mortale è stato l’uomo di 28 anni. In Tribunale a Modena è stato depositato l’esito dell’autopsia effettuata sul corpo di Jaouad Dejli: il medico legale ha confermato che l’uomo è morto dissanguato per il colpo inferto dal coltello, entrato a 3-4 centimetri dall’inguine, recidendogli parzialmente l’arteria femorale superficiale, causando l’emorragia fatale. L’autopsia ha confermato lo stato di alterazione in cui si trovava la vittima, che pare sia stato il primo ad aggredire gli altri: nel sangue sono state ritrovate tracce di cocaina, psicofarmaci e cocaetilene. L’analisi dell’autopsia ha evidenziato sul corpo senza vita della vittima un’unica ferita da arma da taglio e altri lesioni, non mortali, da corpo contundente.
Gli avvocati dei due accusati confermano così la tesi dell’aggressione non finalizzata ad uccidere Jaouad Dejli, il che alleggerirebbe il carico penale sulle loro spalle.
Secondo la ricostruzione dei loro legali, gli stessi due accusati – resisi conto della gravità dell’accaduto – avrebbero sollecitato alcuni passanti a chiamare immediatamente i carabinieri e i soccorsi.