La prima uscita pubblica di Pier Luigi Bersani dopo la scissione del Partito Democratico: ieri sera il leader di Bettola è intervenuto alla Polisportiva Modena Est
Giuseppe Leonelli
<Ci accusano di fare la cosa rossa, io mi accontenterei non si sputasse sul rosso>. <La disgregazione di questo partito ha un regista, e questo regista si chiama Renzi>. E ancora: <Con Renzi, stiamo andando contro il muro, prima il Paese, poi il partito, poi i destini individuali>. <Molti giovani mi fermano e mi dicono che ora sanno per chi votare>. Il Bersani anti-Pd presentatosi ieri a Modena Est nella prima uscita pubblica post scissione, funziona bene solo quando si aggrappa a questi slogan. Quando sventola l’orgoglio di sinistra e la bandiera dell’anti-renzismo Pierluigi da Bettola scalda i cuori della ‘sua’ gente. Meno efficace invece quando parla della sua idea di politica, di economia e di Europa. Complice la scarsa verve della giornalista Chiara Geloni chiamata a intervistarlo, Bersani si dilunga in un periodare antico che ben si adatta all’atmosfera 68ina della polisportiva di Modena Est, ma che finisce per far scappare qualche sbadiglio anche ai fan irriducibili dal pugno chiuso. Anche l’immancabile metafora non coglie nel segno (<chi governa è come un oste che deve far funzionare la sua osteria senza ubriacare i clienti>) e l’apertura velata ai 5 Stelle (<nella pancia del Paese gratta qualcosa di peggio dei grillini>) non entusiasma. Ma, almeno per ora, il mito bersaniano nella pancia ex Ds modenese resta. Lo dimostra l’introduzione apologetica di Cecilia Guerra e lo dimostrano i tanti big (pur quasi tutti coi capelli bianchi) che ieri hanno voluto esserci. E in fondo lo dimostra il silenzio assordante dei vecchi fedelissimi che hanno ‘tradito’ e che Bersani, incalzato a margine dell’incontro, dice di voler recuperare. Il convertito al verbo fiorentino, Stefano Bonaccini, in testa.