Cgil: nei primi sei mesi dell’anno, su 316 aggiudicazioni per lavori, forniture e servizi, 94 sono avvenute con “procedura negoziata senza bando”
Appalti pubblici pilotati, appalti pubblici affidati a imprese poco raccomandabili o addirittura al buio, appalti pubblici troppo esposti al rischio di irregolarità o infiltrazioni mafiose. L’operazione Aemilia sembra non aver insegnato niente. A Modena, nel 2015, la situazione è ancora questa. E’ quanto emerge da uno studio sugli appalti pubblici effettuato dalla Cgil. Nella nostra provincia le buone pratiche stentano a prendere quota. Nei primi sei mesi dell’anno, su 316 aggiudicazioni per lavori, forniture e servizi, 94 sono avvenute con “procedura negoziata senza bando”: ossia, l’impresa è stata selezionata senza indire nessuna gara. Ma anche quando il bando viene pubblicato si fa poco per evitare rischi: la modalità di aggiudicazione attraverso il “massimo ribasso” – che, a parole, tutte le istituzioni dicono di voler limitare – è ancora largamente utilizzata. Sempre nel primo semestre 2015, Comune di Modena, Usl, Enel, Hera e altri hanno praticato ribassi dal 20 al 40% e in alcuni casi persino superiori. Tanti anche i subappalti: catene nelle quali i controlli possono poco ed è più facile infilare lavoro nero o imprese ‘amiche’. In Emilia-Romagna, in media, vi si ricorre in un appalto su due. Infine, resta il problema dell’eccessivo numero di stazioni appaltanti: più ce ne sono, più si moltiplicano i rischi di irregolarità. Anche qui, a dispetto delle belle parole, in provincia di Modena, a fronte di 47 Comuni, sono ben 141 gli enti pubblici che bandiscono appalti. Le criticità, insomma, sono ancora tante. L’operazione Aemilia non ha insegnato niente.