Nel servizio le interviste ad Adriano Furlani (astrofilo), Albino Carbognani (ricercatore Inaf Bologna) e Davide Gaddi (scopritore dei primi frammenti)
Decine e decine di ricercatori e appassionati provenienti da tutta Italia hanno battuto le campagne di Cavezzo per trovare i frammenti del meteorite caduto proprio nel modenese la sera del primo gennaio. Una caccia al tesoro straordinaria a ciò che resta di quella roccia venuta dallo spazio e antica quanto il Sole. Due i frammenti finora ritrovati e portati all’attenzione degli scienziati dell’Inaf, l’Istituto Italiano Nazionale di Astrofisica. Gli esperti stimano che i frammenti abbiano circa 4,5 miliardi di anni. Se potesse parlare, narrerebbe della nascita del Sistema Solare, delle formule e delle reazioni che hanno permesso a tutto di avere inizio. E l’intento degli scienziati è proprio quello di “farlo parlare”, di analizzarlo per carpire più informazioni possibili dal meteorite. Un’operazione particolarmente importante, vista l’eccezionalità del ritrovamento: i frammenti sono stati trovati a poche ore dalla caduta del “sasso spaziale”, prima che le condizioni atmosferiche terresti li alterasse irrimediabilmente. ProSi comprende quindi il perché della “febbre da meteorite” che ha colto circa una cinquantina di persone che per tutta la giornata di ieri si sono messe alla ricerca di altri frammenti. I primi due sono stati rinvenuti dal mirandolese Davide Gaddi, insieme al suo cane Pimpa