Nella consapevolezza di un mondo ferito, tra pandemia, guerre e crisi economiche, Monsignor Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena e Nonantola, riflette sulla domanda che si fanno i cittadini: quando finirà la notte? Si parla spesso di luce alla fine del tunnel; l’Arcivescovo nel suo messaggio di Pasqua, sovrappone a questo concetto l’alba. E quindi, nelle parole del Profeta Isaia, “sentinella di Dio” nel turno di guardia della notte del mondo, ritrova una risposta misteriosa: “viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate: convertitevi, venite”. E’ qui che Monsignor Castellucci recupera il brano “Shomèr Ma Mi-Llàilah” di Francesco Guccini per spiegare meglio il responso al quesito “Sentinella, quanto resta della notte?”. “La notte, udite, sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato; sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato. Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate. Tornate ancora se lo volete, non vi stancate”. È difficile oggi parlare al futuro – dice Monsignor Castellucci – tanto che gli anziani coniugano i verbi quasi solo al passato e i giovani quasi solo al presente. Eppure Isaia uno spiraglio lo apre: “convertitevi, venite”. “Convertitevi” significa “cambiate rotta”. Scrive l’Arcivescovo: l’umanità non è mai stata sfidata così a fondo come oggi a “cambiare rotta”, a orientare diversamente la propria navigazione; se non vuole andare a sbattere contro gli scogli, deve effettuare una decisa virata dall’individualismo alla fraternità. Solo così arriverà l’alba, che per i cristiani è il mattino della domenica di Pasqua, quando il buio del Golgota e del sepolcro lascia posto alla luce della risurrezione. Chi crede che Cristo non è stato inghiottito dalla pietra, ma l’ha ribaltata, non può lasciarsi inghiottire dalla disperazione, ma deve lasciar trasparire la luce della speranza. La “conversione” che affretta l’alba del mondo è l’impegno, insieme con gli uomini e le donne di buona volontà, ad inserire già ora nei solchi della storia i semi della risurrezione. Ogni volta che semino giustizia dove c’è violenza, perdono dove c’è vendetta, accoglienza dove c’è rifiuto, cura dove c’è malattia, pane dove c’è carestia, immetto una vena di risurrezione nel corpo dell’umanità ferita. “Sentinella, quanto resta della notte?” Resta poco, conclude Castellucci, se vivete da fratelli e sorelle; resta molto, e forse non vedrete l’alba, se vivete da estranei e nemici. Il Signore risorto ha inaugurato l’alba: perché dovremmo ancora annaspare nel buio?