Era il 9 marzo del 2020 quando entrò in vigore il dpcm firmato da Conte che impose la prima serrata per l’intero Paese. Con quel documento Modena diventava “zona arancione”, colore che vietava gli spostamenti in altre province e limitava quelli fuori dalle proprie abitazioni, fatta eccezione per esigenze di lavoro, salute o necessità. I musei, i centri culturali, le stazioni sciistiche, le piscine, le palestre, cinema e teatri vennero chiusi. Sono passati due anni dall’alba della prima vera restrizione generalizzata. Da allora, tra allentamenti, riaperture e poi di nuovo lockdown, più o meno rigidi, i modenesi hanno affrontato il Covid superando tre grandi ondate e ora, si spera nella fine della quarta. Anche se nell’ultima settimana i contagi hanno ripreso a salire, con un indice Rt che torna a riavvicinarsi a 1, il Governo non ha prorogato lo stato di emergenza, che scadrà il 31 marzo. Intanto da domani altre restrizioni cadranno: si potrà tornare a mangiare al cinema, così come in tutti gli altri locali di intrattenimento e a teatro. Gli ospedali riapriranno alle visite, anche se ancora con precise restrizioni: i familiari potranno vedere i ricoverati solo nei reparti non Covid per un tempo non superiore ai 45 minuti ed esibendo Green Pass o Super Green Pass. Dal primo aprile, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha annunciato lo stop al super green pass nei locali all’aperto.