Nel video l’intervista a Susanna Esposito, Professoressa Ordinaria Pediatria Università di Parma
Respiro corto, stanchezza, aritmia, mal di pancia, perdita dell’olfatto, ma anche depressione e danni neurologici: sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano il long covid, ovvero l’eredità dell’infezione, quegli effetti che anche dopo l’uscita dai reparti ospedalieri e il tampone negativo, continuano a farsi sentire. Secondo gli studi ne soffre una persona su tre, fra quelle che sono state ricoverate, e i disturbi rimangono a lungo, come suggerisce la parola stessa, “long Covid”. Anche un anno. In Italia, sono circa 3-4 milioni le persone che continuano a soffrire di almeno un problema legato all’infezione. Proprio per questo sul long Covid si giocherà la prossima sfida della sanità. Anche a emergenza finita, gli strascichi della malattia rimarranno, portando ad un aumento di richieste di visite specialistiche o dai medici di base. Su questo fronte, l’impatto è ancora in corso di valutazione. Molti studi sono in atto tutt’ora, anche in Emilia-Romagna a Modena, per rispondere a numerose domande: come influiscono i vaccini sul Long Covid? Anche i bambini sono soggetti a questi problemi? Sulla prima domanda, la sensazione è che con forme meno severe della malattia dovute proprio alla protezione dei sieri, si alleggeriscano anche i sintomi a lungo termine del virus. Ma al momento non esistono abbastanza dati scientifici a supporto di questa ipotesi. Per quanto riguarda i bambini, gli esperti hanno notato come, purtroppo, anche i più piccoli soffrano di sintomi persistenti anche dopo la negativizzazione