Anche il Governo Draghi sembra abbandonare la scuola, almeno quella in presenza. Dopo l’annuncio sulla necessità di una didattica in presenza fatta nell’illustrare il suo programma di governo, la didattica è di nuovo a distanza in continuità con il governo Conte.  La causa si dice la variante inglese molto contagiosa e di facile diffusione. Eppure, uno studio che incrocia i dati del Ministero dell’istruzione, delle aziende per la tutela della salute, della Protezione Civile, pone dei dubbi sulla scelta di chiudere le scuole per limitare la corsa del virus. Secondo questa ricerca, condotta su oltre 7 milioni di studenti da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui ricercatori dello Ior di Milano, non ci sarebbe una correlazione significativa tra le lezioni in aula e l’impennata dei contagi. Nel periodo tra ottobre e novembre, riportano i dati, il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore all’1%. Sottolineando che il rischio zero comunque non esiste, i ricercatori sostengono che le scuole sono luoghi sicuri. Di più: sarebbero gli adulti i veri vettori del contagio, visto che, da quanto rilevato, i giovani contagiano il 50% in meno rispetto a loro; tasso confermato anche con la diffusione della variante inglese. In altre parole, è più facile che siano gli insegnanti a trasmettersi il virus. I focolai, che per definizione indicano due o più casi positivi in una stessa classe, sarebbero poi rari sul totale complessivo delle aule, attestandosi mediamente al di sotto del 7% in ogni scuola. Si tratta di numeri che sembrano dare ragione ai comitati modenesi che ogni venerdì si danno appuntamento in piazza Grande per protestare contro la didattica a distanza. Il Comitato Priorità alla Scuola, aveva sottolineato come nel mese di febbraio su circa 1500-2000 contagiati ogni giorno, i positivi accertati nelle scuole fossero mediamente 20.