Nel video, l’intervista Vanes Poluzzi, Responsabile Qualità dell’Aria Arpae
Non c’è pace per i nostri polmoni, dopo gli sforamenti di pm10 con l’estate si ripresenta il problema dell’inquinamento da ozono troposferico, meno noto di quello da polveri sottili, ma altrettanto dannoso per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Sotto la Ghirlandina, con il monitoraggio di Arpae al Parco Ferrari, i giorni di sforamento sono saliti a quota 27, contro i 25 consentiti dall’Unione Europea. Il picco è stato raggiunto lo scorso 10 luglio, con un valore massimo di 147 microgrammi per metrocubo. Nella stessa giornata nella centralina di Carpi Remesina e Mirandola Gavello è stato raggiunto il valore massimo di 150 microgrammi per metro cubo. Rispetto alle polveri sottili gli esperti ricordano che nonostante in atmosfera questo gas svolge un importante funzione protettiva perché ci tutela dai raggi ultravioletti dannosi alla salute umana, in alte concentrazioni nella troposfera e cioè a livello del suolo, può risultare dannoso per l’uomo e per gli ecosistemi. L’esposizione a questo inquinante genera infatti problemi ai tessuti dell’apparato respiratorio, provocando irritazione a occhi e gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare, soprattutto in bambini e anziani. Per contenere il problema l’unica soluzione è non abbassare la guardia e avviare limitazioni al traffico ma anche ridurre i consumi dovuti alla climatizzazione degli ambienti pubblici e privati.