Nel video l’intervista a:
– Rosamaria Papaleo, Segretaria Generale Cisl Emilia Centrale
– Daniele Dieci, Segretario Generale Cgil Modena
– Luigi Tollari, Segretario Generale Uil Modena e Reggio Emilia
È stato un primo maggio povero per quasi tre milioni di italiani e per migliaia di modenesi. La giornata dei lavoratori, per quanto celebrata sentitamente in città con corteo e un nutrito ritrovo in piazza Grande, ha acceso i riflettori su dati che danno poco da festeggiare. Tra basse retribuzioni, part-time forzati, contratti di pochi mesi, a volte settimane o giorni, sempre più italiani sono poveri pur lavorando e a pagare sono di nuovo le donne, ma anche i giovani. Secondo uno studio delle Acli svolto sulle dichiarazioni dei redditi del 2020, quasi la metà dei lavoratori trentenni oscilla tra la povertà assoluta e l’autosufficienza stentata, con retribuzioni tra 8 mila e 16 mila euro all’anno. Un altro 20% va in forte difficoltà se si presentano imprevisti. Una situazione strutturale, che il Covid ha acutizzato e che ora, con la guerra in Ucraina e ciò che ne consegue, rischia di aggravarsi ancora di più. Ecco perché ieri le manifestazioni di Cgil, Cisl e Uil di ieri hanno preso il nome di “Al Lavoro, per la Pace”. In tanti ieri in centro storico hanno seguito la banda del Liceo musicale Sigonio in corteo lungo le vie, per poi riversarsi in piazza Grande, ad ascoltare i comizi dei sindacati e in seguito gli spettacoli di musica. Una manifestazione che dopo l’emergenza Covid alza la voce per denunciare un’altra emergenza che mette a rischio il lavoro e non solo, quella della guerra.