Sono 350mila i posti di lavoro a rischio in Emilia Romagna se il lockdown dovesse proseguire. La stima è dell’assessore regionale al lavoro Vincenzo Colla e arriva in un contesto in cui il pressing sul governo, affinché si anticipi una prima ripartenza, prosegue senza sosta e i colossi della ceramica stanno mettendo in allerta i dipendenti affinché siano pronti per un eventuale ritorno al lavoro anticipato. Il distretto ceramico scalpita e i grandi gruppi si stanno attrezzando per non farsi trovare impreparati. In questo caso la ripartenza vera – a partire dall’accensione dei forni (quasi tutti spenti visto che il periodo per tenerli a bassa temperatura era troppo lungo) – potrebbe riprendere tra la metà e la fine della prossima settimana. Le operazioni di magazzino, come da decreto del 10 aprile, non sono invece mai state fermate nel comprensorio. Dall’altro lato ci sono i sindacati che chiedono misure molto strette sulla sicurezza per i lavoratori, visto che la fase-2 sarà per forza quella della convivenza col Covid. A dover mediare fra i due piani è il governatore Bonaccini, che se da un lato è il primo sostenitore della sicurezza per i lavoratori, dall’altro è al lavoro per programmare il “come” del ritorno al lavoro. La Regione – ha spiegato – sta lavorando a un accordo che preveda un’uscita a tappe dal lockdown: le prime a dover ripartire, secondo la via emiliana, sono proprio le filiere internazionali, automotive, ceramica e moda. E dal nuovo tavolo del Patto per il lavoro in programma domani Bonaccini spera di uscire con un documento che metta d’accordo associazioni e sindacati da presentare al governo per anticipare la data del 3 maggio.