Lapam Confartigianato e CNA hanno lanciato un appello congiunto al Governo per sostenere due categorie particolarmente colpite dalle restrizioni anti pandemia, quella della ristorazione e il comparto benessere. “Abbiamo inviato al Governo un documento con le nostre proposte per la riapertura delle attività di ristorazione, per sollecitare il Governo e il Comitato Tecnico Scientifico a consentire la riapertura in sicurezza delle attività di ristorazione – sottolineano CNA e Lapam -. Chiediamo al Governo che venga fatto ogni sforzo possibile affinché le imprese del settore della ristorazione possano al più presto riprendere la loro attività, nel totale rispetto delle norme di sicurezza e delle procedure di prevenzione della diffusione del Covid-19 previste. Tra le proposte quella di spostare il coprifuoco alle 23, per consentire una apertura serale contingentata e solo su prenotazione (naturalmente con tavoli da 4 e distanziamento garantito) oltre alla possibilità di vaccinare, solo dopo aver concluso la campagna vaccinale per le persone anziane e vulnerabili, gli addetti al comparto”.
Ma Lapam e CNA hanno lavorato insieme anche per il settore benessere: “La chiusura delle attività legali sta incentivando il lavoro a domicilio da parte di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti professionali – evidenziano CNA e Lapam Confartigianato – non rispettano le norme di sicurezza per poter svolgere l’attività né tantomeno i protocolli anti Covid adottati dal Governo, contribuendo in tal modo alla diffusione del virus. E’anche per questo che chiediamo la riapertura in sicurezza anche nelle zone rosse. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano rappresentato fonte di contagio proprio in virtù delle modalità organizzative che hanno adottato lavorando su appuntamento e non generando assembramenti”.
“A causa delle difficoltà economiche in cui versano le imprese dei due settori – concludono le associazioni – procrastinare la chiusura delle attività rappresenterebbe una condanna a morte per molte imprese. Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto”.