Più circola il contante e più corre l’economia sommersa. La proporzionalità diretta tra le due variabili è stata ricordata dall’Ufficio parlamentare di bilancio che ha analizzato regione per regione il rapporto che c’è tra la diffusione del denaro cash e il nero. Si evince così che in Emilia-Romagna l’uso del contante è preferito alle carte nel 64% dei casi e che contestualmente l’economia sommersa si attesta al 12%. La relazione tra moneta e sommerso migliora in quelle regioni in cui il cash è diffuso ancora meno, come la Lombardia, dove le irregolarità sono al 10% a fronte di un uso del contante al 57. Di contro, in territori come la Calabria, dove le carte sono preferite solo nel 10% dei casi, l’economia sommersa viaggia al 21%, circa un quinto del Pil. Questa fotografia, presentata dalla presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, ha messo in guardia deputati e senatori dal rischio insito nel pacchetto fiscale della manovra di governo che vuole appunto innalzare il tetto del contante da 1000 a 5000 euro dal 2023 ed esentare dalle sanzioni gli esercenti che negano il Pos fino a 60 euro di transizioni, anche se questo tetto è ancora oggetto di discussione. Sempre da quanto emerge dalle ricerche il 90% delle transazioni in Italia sotto i 10 euro nel 2019 era cash, sopra i 100 euro si scende al 40%. Anche questo è un tema di cui tener conto, perché “in circa il 40% dei pagamenti regolati in contante non erano accettati altri metodi di pagamento”.