La speranza di ottenere un terzo mandato per i Governatori delle regioni in scadenza l’anno prossimo è sfumata, così come quella dei sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti. La commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato l’emendamento che toglieva il limite di candidabilità per i presidenti delle Regioni. A dire no sono stati il Partito Democratico, i Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Fratelli d’Italia e Forza Italia; è arrivato invece il sì di Lega e Italia Viva; non ha partecipato al voto Azione. In definitiva, i risultati sono stati 4 a favore, 16 contro, un astenuto delle Autonomie, con una spaccatura all’interno della maggioranza. La Lega aveva già ritirato l’emendamento sui sindaci, ma aveva continuato a puntare sul terzo mandato nelle regioni. Il primo a guardare a questa opportunità favorevolmente era Luca Zaia, il governatore del Veneto della Lega. Ma l’occasione interessava pressoché tutti i presidenti di regione che alla prossima tornata elettorale non potranno ora candidarsi. Tra questi anche Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna che non ha mai fatto mistero di essere pronto a guidare il territorio per altri cinque anni. Come lui, finiranno il mandato nel 2025 altri presidenti del centrosinistra, come Vincenzo De Luca in Campania e Michele Emiliano in Puglia. Nel centrodestra, oltre a Zaia è in dirittura d’arrivo Giovanni Toti, governatore di Forza Italia in Liguria. Proprio lui stamattina aveva promosso l’idea del terzo mandato dichiarando che “se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito”.