A fine marzo il numero è lievemente aumentato (+0,2 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2020. Si tratta del primo incremento nel primo trimestre registrato dalle imprese attive in 10 anni. Rispetto alla tendenza media dell’ultimo quinquennio sono diminuite le nuove iscrizioni ma, al tempo stesso, sono calate in misura maggiore le imprese che hanno deciso di chiudere l’attività. Il tessuto produttivo tiene, accanto alla capacità degli imprenditori di resistere: il risultato è ascrivibile probabilmente alle misure di sostegno adottate e, soprattutto, alla speranza nell’avvio in tempi brevi di una consistente fase di espansione economica. Crescono le costruzioni e il terziario, difficoltà nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, come il commercio. Accelerano le società di capitale, rallenta la perdita delle società di persone, mentre quella delle ditte individuali si riduce.
I numeri non raccontano ancora un effetto pandemia sulla base imprenditoria. A fine marzo 2021 le imprese attive sono lievemente aumentate (+0,2 per cento) rispetto allo stesso trimestre del 2020. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati del Registro imprese delle Camere di commercio, effettuata dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.
La volontà e capacità degli imprenditori di resistere unite alle misure di sostegno introdotte e alla speranza in una rapida ripresa hanno così invertito le tendenze da lungo tempo in atto nella demografia delle imprese.
Le imprese attive a fine marzo sono risultate 397.260 e hanno fatto registrare un lieve aumento (+679 unità, +0,2 per cento) rispetto al termine dello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta del primo incremento delle imprese attive registrato nel primo trimestre da dieci anni. Solo nei prossimi mesi, quando auspicabilmente la pandemia allenterà la presa e si attenuerà l’effetto delle misure a sostegno delle imprese, si riuscirà a capire se l’inversione di tendenza nella demografia d’impresa sia un fatto episodico o un fenomeno destinato a confermarsi nel tempo.
A livello nazionale le imprese attive hanno fatto segnare un aumento dello 0,9 per cento.
I settori di attività economica. La tendenza negativa si è sensibilmente ridotta nei settori in difficoltà. In agricoltura abbandonano 568 imprese (-1,0 per cento). L’industria ne perde 288, ma con una sensibile decelerazione della discesa (-0,7 per cento), il dato più contenuto da dieci anni, appesantita dalle industrie della fabbricazione di prodotti in metallo e della moda. L’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli subisce una lieve flessione (-313 unità, -0,4 per cento).
Al contrario, le imprese nel complesso dei servizi diversi dal commercio registrano l’aumento nel primo trimestre più ampio degli ultimi dieci anni (+1.228 imprese, +0,8 per cento).
In particolare, se mostrano un marcato segno rosso il trasporto terrestre (-244 unità, -2,2 per cento) e le altre attività di servizi alla persona (-130 unità, -0,9 per cento), i segnali positivi sono però molto più diffusi, più ampi e con chiari segni di accelerazione.
Il maggiore aumento in termini assoluti è quello delle imprese dell’immobiliare (364 unità, +1,3 per cento). Aumentano poi le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale (+250 unità, +4,8 per cento), quelle di pulizie e giardinaggio (+195 unità, +3,7 per cento), le attività di supporto per le funzioni d’ufficio e di altri servizi di supporto alle imprese (+149 unità, +3,0 per cento), le attività finanziarie e assicurative (+244 unità, +2,7 per cento).
Infine, accelera la crescita delle imprese attive nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+111 unità, +3,1 per cento), trascinate dallo smartworking.
Sono però soprattutto le imprese delle costruzioni a incrementare sensibilmente la loro consistenza (+620 unità, +1,0 per cento), beneficiando delle misure di incentivazione. Infatti, sono in crescita soprattutto quelle che effettuano lavori di costruzione specializzati (+547 unità, +1,1 per cento), più attive nella ristrutturazione e nei piccoli interventi.
La forma giuridica. L’incremento tendenziale delle imprese attive riferito al termine del primo trimestre è stato determinato in primo luogo dal contenimento della perdita delle ditte individuali (-686 unità, -0,3 per cento), che si è ridotta a un quinto di quella riferita allo stesso trimestre del 2020. A ciò si sono associate, da un lato, una riduzione della tendenza negativa delle società di persone (1.471 unità, -2,4 per cento), con un calo pari a solo due terzi di quello riferito allo stesso trimestre dello scorso anno e il più ridotto degli ultimi sette anni, dall’altro, un’accelerazione del notevole aumento tendenziale delle società di capitale (+2.932 unità, +3,2 per cento).
Le imprese registrate, un dato più formale, in Emilia-Romagna sono risultate 448.430. Rispetto alla fine del trimestre precedente sono diminuite di solo 931 unità, -0,2 per cento, la riduzione congiunturale rilevata è la più contenuta degli ultimi 15 anni. A livello nazionale le imprese registrate sono rimaste sostanzialmente invariate.
Iscrizioni e cessazioni. Nel trimestre le iscrizioni (7.757) sono leggermente aumentate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando stabilirono il minimo assoluto degli ultimi dieci anni, ma l’andamento è stato determinato dalle cessazioni, solo 8.741, che hanno fatto segnare un nuovo netto minino assoluto per il primo trimestre. Con riferimento al primo trimestre nel quinquennio 2015-2019 le iscrizioni sono state mediamente 8.700, le cessazioni 11.500.