La prima comparsa dei tre colori nazionali avvenne nel 1789 a Genova, circa un mese dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese, sulla coccarda italiana, ma solo il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, per la prima volta, il Tricolore venne adottato ufficialmente da uno Stato italiano sovrano. Giuseppe Compagnoni, costituzionalista e letterato italiano, fu il primo a suggerire l’utilizzo dei colori rosso, bianco e verde e per questo viene ricordato come il “Padre del Tricolore”: la bandiera fu adottata per la prima volta dalla Repubblica Cispadana (stato napoleonico), che inizialmente presentava i tre colori disposti orizzontalmente con al centro l’emblema della repubblica. La bandiera divenne a bande verticali e senza stemma quando la Repubblica Cispadana e Transpadana si fusero dando vita alla Repubblica Cisalpina, adottata poi in seguito da altri due stati napoleonici, la Repubblica Italiana e il successivo Regno d’Italia. Con il termine dell’epoca napoleonica il tricolore divenne simbolo della lotta risorgimentale, di cui si servirono la Cittadella di Alessandria durante i moti del 1820-1821 e la Repubblica Romana nel 1849. Nel 1860 il Tricolore divenne ufficialmente bandiera nazionale nel Regno delle Due Sicilie, ma fu il 17 marzo del 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia, la bandiera diventò l’emblema nazionale dell’Italia unita, sebbene il riconoscimento avvenne poi il 12 giugno del 1946 grazie a un decreto legislativo del Presidente del Consiglio, dove si adottava ufficialmente il Tricolore come bandiera nazionale della neonata Repubblica Italiana.