Il costo sempre più alto del gas rischia di mettere in ginocchio il settore della ceramica.
Il vice-presidente di Confindustria Ceramica, Alberto Selmi, chiede un intervento del governo, a cominciare dall’applicazione di una legge del 2022 che introduce il “gas release”: un meccanismo prevede di distribuire alle aziende che consumano molta energia una parte del gas nazionale estratto, sotto controllo statale e ad un prezzo calmierato.
A distanza di tre anni dall’approvazione della legge, però, mancano ancora i regolamenti attuativi, per cui il meccanico del “gas release” non è al momento applicabile.
E di calmierare i prezzi – secondo Confindustria Ceramica – ve n’è assolutamente bisogno: il prezzo del gas naturale supera ormai i 53 euro per megawattora, quasi il 60% in più rispetto a gennaio 2024.
Gli aumenti sono dovuti, in particolare, alle incertezze geopolitiche del periodo, ma anche a problemi strutturali.
Rispetto al periodo precedente alla crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina (ma non solo), l’aumento è addirittura del 400%: allora il gas costava 15 euro per megawattora.
All’orizzonte, infine, un’altra preoccupante incognita: la guerra commerciale lanciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
“Noi i dazi li abbiamo già”, ha commentato Alberti Selmi, vice-presidente di Confindustria Ceramica. “Quando esportiamo negli Usa, abbiamo già dazi tra l’8 e il 10%. Ma le barriere doganali – ha concluso Selmi – non hanno mai aiutato la competitività”.
I COSTI DELL’ENERGIA, CONFINDUSTRIA CERAMICA: “CALMIERARE IL PREZZO DEL GAS”
Le aziende del settore ceramico stanno soffrendo a causa del costo sempre più alto del gas: Confindustria Ceramica chiede l'intervento del governo per calmierare i prezzi. E all'orizzonte, un nuovo spauracchio: i dazi imposti da Trump.