E’ come se in questo giorno tutto un po’ si fermasse, avesse bisogno di una pausa, di un silenzio, di un momento particolare di riflessione. Nel segno del ricordo degli affetti più cari, della memoria del cuore, dell’omaggio alle vite degli altri che saranno sempre con noi. E della meditazione sulla verità di quello che siamo, e di quello che ci aspetta dopo il traguardo finale della nostra morte corporale. La commemorazione di tutti i defunti è una ricorrenza della Chiesa cattolica celebrata il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di tutti i Santi. Essa nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima, così chiamata prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. La concezione dell’anima che sopravvive in seguito alla morte del corpo fu la spiegazione razionale per giustificare la risurrezione dei morti. Il 2 novembre è consuetudine, oltre a visitare i cimiteri, addobbare le tombe con fiori. L’origine risalirebbe a un rito bizantino antichissimo dedicato appunto ai morti, che però si celebrava in un periodo compreso tra gennaio e febbraio. Il fiore tipico di questa solennità è il crisantemo, il cui significato però esula dalla morte, anzi ha una connotazione positiva. Ad esempio, essendo in Asia simbolo di gioia e di vitalità vengono usati per i matrimoni e le più importanti celebrazioni. Si è diffusa l’usanza di portarli al cimitero perché sono in piena fioritura in questo periodo, e poi perché vengono associati alla pace: in tal senso vengono portati sulle tombe dei propri cari estinti augurando loro la serenità perpetua come fine della sofferenza e auspicio di resurrezione.