«Nessuna minaccia, solo una fatalità nata da qualcuno che ha lanciato un petardo dell’ultimo dell’anno». Ne è convinto Roberto Camellini, titolare del deposito auto di via del Murazzo nel quale la sera del 1° gennaio un rogo ha distrutto una quarantina di vetture accatastate in alcuni casi anche da diversi mesi. Gli inquirenti sono pressochè certi di tratti di un incendio doloso. Il procuratore capo Vito Zincani si spinge ad affermare «che non c‘è altra spiegazione. Le ipotesi sono tutte sul tavolo». E specifica: «Anche gli scenari sono inquietanti». «Non ho ricevuto minacce, nè adesso e neppure in passato» ha spiegato Camellini agli inquirenti. E sottolinea poi che «nel nostro settore non esistono cose di questo tipo. Credo sia stato un botto o un razzo finiti inavvertitamente lì. Dietro l’incendio non c’è nulla». Gli investigatori ci vogliono vedere chiaro, e così nessuna pista viene tralasciata. Se il rogo – come pare essere – è doloso, è infatti da appurare quali sono le esatte cause. Ragazzata o ben altro? Certo è che la scena che si è presentata martedì sera a pompieri, carabinieri e residenti della zona era davvero impressionante: lingue di fuoco alte diversi metri e aria irrespirabile per il denso fumo. Sul posto sono giunti numerosi mezzi dei vigili del fuoco che hanno lavorato non poco per spegnere il rogo. L’area è poi stata isolata per il timore di esplosioni scatenate dal residuo di benzina contenuta nei serbatoi. Ipotesi fortunatamente scongiurata.