Nuova istanza per l’ammissione nella white list

SAN PROSPERO – La F.lli Baraldi di nuovo alla carica per la white list. Dopo le proteste nei Consigli comunali di San Prospero e Mirandola dei dipendenti che si vedono il futuro in bilico, la società lunedì ha presentato una nuova richiesta al prefetto per l’annullamento dell’interdittiva. L’istanza è stata inoltrata allegando l’atto che certifica un nuovo mutamento nella compagine societaria: la cessione del 14% delle quote azionarie da Massimo Baraldi, figlio di Claudio (ormai da tempo fuori dalla società), allo zio Marco ritenuto dalla Dia di Firenze e Bologna indenne da qualsiasi sospetto. E’ l’ultima carta che si gioca la società, dopo la doccia fredda del 13 maggio, quando si è vista negare l’annullamento dell’interdittiva antimafia con il rigetto della richiesta avanzata il 27 febbraio. La posta in gioco è altissima, pensando anche alle ripercussioni sui 500 lavoratori e le loro famiglie. E ce n’è tutta la consapevolezza nelle parole dell’avvocato Mario Lugli, alla presidenza della società forte dell’esperienza maturata con una serie di incarichi al vertice di Montedison, Iri-Italsat, Fiat, Rizzoli-Corriere della Sera, British Telecom e Luxottica. E con tuttora ruoli di responsabilità in società del gruppo Eni, Toyota e Cremonini. Una garanzia gestionale insomma di altissimo profilo. «Il provvedimento del prefetto di Modena che ha respinto l’istanza di revoca delle interdittive presentata il 27 febbraio – osserva – è del 13 maggio, notificatoci il 16: abbiamo dovuto aspettare quasi tre mesi pazientemente per poi ricevere un diniego. In questo diniego quale motivo fondante è scritto: ‘la donazione dal padre al figlio delle azioni è ritenuta atto meramente formale e insufficiente a consentire la revoca dell’interdittiva’. Io rispetto questa decisione che pure ha creato, come facilmente immaginabile, gravi problemi anche alle famiglie dei lavoratori. Ma serve una via d’uscita. Ecco che per superare l’ostacolo Massino Baraldi, figlio di Claudio, il 20 maggio ha venduto la quota del 14% allo zio Marco. Di qui l’ultima istanza presentata il 3 giugno con la speranza di revoca immediata dell’interdittiva». Ma Lugli non nasconde i suoi timori: «Temo che il prefetto non ci risponda, o ci risponda con espressioni del tipo ‘ci vuole tempo’ oppure ‘aspettiamo l’esito dei procedimenti davanti al Tar’ che sarebbe tardivo comunque per il salvataggio della società. Mi auguro e spero con tutto il cuore – chiosa – che il prefetto revochi immediatamente le interdittive e sottoponga la società a un rigoroso monitoraggio». E’ la speranza anche di un esercito di lavoratori e non solo, visti gli impegni di sensibilizzazione presi nei Consigli comunali di San Prospero e Mirandola per salvare una realtà fondamentale. nDaniele Montanari