Dissequestrati i beni di Samorì e Filippi L’avvocato: mi è stata restituita l’onorabilità

Buona giustizia, volontà di non mollare e trasparenza. Grazie alla felice combinazione di questi tre elementi si sta risolvendo positivamente, e in tempi da record per l’Italia, il caso giudiziario che ha visto coinvolti l’avvocato Gianpiero Samorì e l’onorevole Livio Filippi, rispettivamente socio di riferimento e presidente di Modena Capitale. In soli 28 giorni, che comprendevano il periodo delle ferie natalizie, l’ufficio dei pm di Roma ha infatti ordinato il dissequestro di tutti i beni di Samorì e Filippi che erano stati bloccati preventivamente, dagli stessi magistrati romani, nell’ambito dell’inchiesta su Banca Tercas,. Con il provvedimento del 18 gennaio sono stati scongelati 194 milioni di euro e restituita la piena onorabilità a Samorì e Filippi. Eccezionale per la giustizia italiana lo svolgersi degli eventi che è stato ripercorso ieri nell’ambito di una conferenza stampa convocata dall’avvocato Samorì. LA VICENDA Era il 18 dicembre scorso quando la magistratura ha ordinato il sequestro dei beni di Samorì e Filippi nell’ambito dell’inchiesta su banca Tercas che ha portato all’arresto del direttore generale dell’istituto Antonio Di Matteo. Nell’indagine erano coinvolte altre 19 persone tra cui i vertici di Modena Capitale. L’accusa era di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità. Gli altri reati contestati, differenziati per le singole posizioni, erano quelli di riciclaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza, appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta. Il sequestro preventivo ammontava complessivamente a 199 milioni di euro in solido. Un’accusa che avrebbe steso un toro. Nel caso specifico dell’avvocato Samorì e dell’onorevole Filippi la difficile situazione veniva aggravata da una decisione del commissario di Banca Tercas che, il 19 dicembre, bloccava i conti correnti delle società del gruppo Modena Capitale. Appare evidente a tutti cosa possa significare per una persona, che ritiene di essere innocente e che si è costruita la sua fortuna, vedersi sequestrare tutti i beni personali e bloccare i conti delle aziende che danno lavoro a 130 persone con risultati eccellenti. Una situazione destabilizzante anche per il carattere più forte. A questo punto l’avvocato Samorì non si è perso d’animo e, valutando le varie opzioni, ha scelto la strada maestra: affidarsi agli strumenti della giustizia. Così il 20 dicembre l’avvocato ha telefonato al pm incaricato delle indagini con due richieste: essere interrogato subito, senza aver neppure letto gli atti dell’inchiesta, e il dissequestro dei conti correnti e dei beni delle società. Nel pomeriggio dello stesso giorno veniva dato l’ordine di sbloccare i conti delle società del gruppo Modena Capitale e le aziende hanno potuto riprendere subito l’attività. L’interrogatorio veniva poi fissato per il 24 dicembre a Roma. L’avvocato si è presentato all’incontro spiegando la sua estraneità alla vicenda. Il 15 gennaio è stata presentata l’istanza di dissequestro per i beni di Samorì e Filippi, accolta il 18 con un provvedimento con cui veniva a cadere l’accusa di associazione a delinquere. Il provvedimento poi scagionava da tutte le accuse l’onorevole Filippi. LE REAZIONI Naturalmente soddisfatto l’avvocato Samorì che ieri mattina, con Filippi al suo fianco, ha voluto ringraziare la stampa per la prudenza e il tatto con cui è stata trattata la delicata vicenda. Poi ha ripercorso gli stati d’animo di quest’ultimo mese. «Si tratta di un caso di buona giustizia. La vicenda si sta risolvendo bene grazie al comportamento eccellente della Procura di Roma. Non c’è stato alcun favore, ma solo un atteggiamento che in questo caso avvicina all’Italia agli standard europei. Ho chiesto di essere ascoltato perché ero sicuro delle mie ragioni, quindi ho spiegato al magistrato il perché della mia estraneità a tutte le accuse, documentando questa mia convinzione. Non conoscevo le persone coinvolte né per motivi professionali, né politici, né per rapporti amicali. In Banca Tercas ho fatto semplicemente un investimento comperando della azioni. Questo caso rappresenta un esempio virtuoso di come dovrebbe funzionare la giustizia in Italia. Sono stato ascoltato in tempi veloci e ho potuto esporre le mie ragioni, evidentemente convincenti visto che lo stesso magistrato è tornato sulle sue decisioni. Questo ci fa riflettere sullo stato della giustizia in Italia. Da tempo si legifera nell’emergenza e lo fa un personale politico poco preparato che non pensa alle conseguenze di certe decisioni. Basti pensare che nel caso in questione è stato possibile chiedere il sequestro dei beni due anni e mezzo dopo l’avvio dell’inchiesta, senza che l’indagato fosse stato interrogato. Provvedimenti di questa forza possono essere presi nei confronti di persone che si sono macchiate di gravi reati, non certo nel caso di due incensurati come Samorì e Filippi». DA DOVE NASCE IL TUTTO. Ma perché Samorì si è trovato coinvolto in questa vicenda. A proposito l’avvocato ha idee molto chiare. «Nelle vicende della vita gli incidenti possono derivare dalla casualità. Nel mio caso tutto è nato dall’aver toccato i poteri forti. L’inchiesta su banca Tercas è partita a fine 2011 e poi si è sviluppata dopo il commissariamento. Fino al maggio 2013 Samorì non viene mai citato. Il Pm poi ha chiesto di utilizzare come consulenti due ispettori della vigilanza di Banca d’Italia e sono queste consulenze a tirarmi in ballo. Ma come ho potuto dimostrare al pm, si trattava solo di “suggestioni”, un quadro indiziario non avvalorato da prove. Ad esempio si diceva che i componenti del “gruppo Di Matteo” erano già in rapporti con il manager quando questi lavorava ad Unipol. Ebbene, io non ho mai avuto nessun rapporto con Unipol. Altro esempio: veniva contestato alla mia società di non aver comunicato di avere azioni superiori al 5% di Tercas, ma i consulenti si erano dimenticati che un provvedimento successivo permetteva alle assicurazioni di possedere fino al 10% di una banca. Si parlava dei rapporti privilegiato del “gruppo Di Matteo” con il direttore generale, dimenticandosi che quando si fanno investimenti di un certo tipo si tratta soltanto con i vertici di una banca. Insomma: tante suggestioni, nessun fatto». IL FUTURO «Mi è stata restituita la mia onorabilità – spiega in conclusione l’avvocato Samorì – e questo mi permette rilanciare la mia personale azione politica e quella del MIR in vista dei prossimi appuntamenti elettorali». Naturalmente continueranno anche le battaglie per la riforma del credito e il rinnovamento della Banca Popolare dell’Emilia Romagna attraverso Bper Futura. Su questo proposito Samorì ha spiegato le mosse future: «A breve sarà presa una decisione sui centri di voto a distanza per la prossima assemblea della Popolare. Se vengono dichiarati illegittimi sicuramente vinciamo perché siano ben organizzati. La cosa che appare evidente adesso è che il progetto industriale presentato da Bper ha fatto propri i temi che avevo proposto già sei anni fa. Le battaglie che ho condotto sui compensi ridotti, lo stop ai fidi per gli amministratori, la fine degli incarichi professionali ai parenti, sono temi ritenuti ora giusti. Senza gli errori di questi anni la Popolare sarebbe fortissima”.